I PENALISTI AD ANM: SI TORNI NELLE AULE

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Esprimiamo stupore ed allarme per la scomposta reazione dei vertici della magistratura associata di fronte alla prudente volontà del Parlamento italiano di sostanzialmente revocare le norme introduttive del c.d. “processo penale da remoto”.
Non appaiono innanzitutto credibili le indignate censure sulle tecniche legislative adottate, da parte di chi aveva invece salutato con giubilo e senza battere ciglio la introduzione di una radicale sovversione dei principi fondativi e secolari del processo penale mediante un improvvisato emendamento ad un decreto-legge in sede di sua conversione, scritto per di più sotto la dettatura di un dirigente ministeriale dei servizi informatici: un grave errore a cui ora si è posto responsabilmente rimedio.
Piuttosto, colpisce la siderale distanza di questi toni, di queste aspettative deluse e di questi aggressivi proclami rispetto al comune sentire della stragrande maggioranza della magistratura italiana, con la quale i penalisti da oltre due mesi stanno costruttivamente confrontandosi nelle concrete realtà dei vari uffici giudiziari, per organizzare prima la contrazione ed ora la graduale ripresa del comune ed inderogabile dovere di esercitare la giurisdizione, mediante il ritorno nelle aule di giustizia e non certo sullo schermo dei rispettivi computer.
Tutto ciò disvela e conferma l’investimento politico che la dirigenza della magistratura associata aveva affidato a questo sconclusionato ed avventuristico progetto di celebrazione di processi su piattaforme commerciali di conversazione tra persone, e cioè una insperata accelerazione verso la burocratizzazione autoritaria del processo penale mediante la riduzione a icona del diritto di difesa dei cittadini.
I penalisti italiani condividono la richiesta al Governo perché fornisca tutto ciò che è necessario ed indispensabile per un ritorno in sicurezza sanitaria nelle aule di giustizia, ma respingono con sdegno i minacciosi riferimenti a non si sa bene quali responsabilità che, secondo il Direttivo di “Area DG”, ci assumeremmo non acconsentendo a questo scempio del diritto e dei diritti che è il videogame del processo penale.
La sola responsabilità che noi avvertiamo è quella di rimuovere quanto prima la paralisi della giurisdizione, non già facendone la parodia telematica ma riaprendo le aule (magari anche di sabato e per qualche settimana in agosto), senza odiose ed ingiustificabili pretese di protezioni privilegiate rispetto a quelle che spettano ai milioni di cittadini che, tornando al proprio lavoro o addirittura non avendolo mai abbandonato, hanno consentito e consentono al nostro Paese di riconquistare la normalità della propria vita sociale e civile. Guanti, mascherine, distanziamento, maniche rimboccate, e torniamo a lavorare.