I sovranisti nemici dell’ambiente

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I milioni di giovani che insieme a Greta Thunberg lo scorso 15 marzo hanno manifestato per chiedere ai potenti del mondo politiche più coraggiose e coerenti per contrastare i mutamenti climatici rappresentano la più potente espressione politica del nostro tempo. Una reale spinta dal basso – non solo mediatica – per chiedere e costruire un’economia più responsabile e una società davvero sostenibile.

Sull’onda delle manifestazioni ambientaliste del movimento studentesco Fridays for Future e di Extinction Rebellion, in questi giorni alcuni Stati membri hanno sottoposto al Consiglio Europeo, in corso a Sibiu in Romania, un documento in cui chiedono un’azione più risoluta e radicale per contrastare il cambiamento climatico. L’Italia però non è tra questi: il nostro Paese rappresentato dal premier Conte non ha firmato l’appello che chiede all’Unione europea di azzerare le emissioni di gas serra entro 2050. Una scelta sbagliata e antistorica, che danneggia l’Europa e l’Italia.

Se c’è un terreno di politica internazionale in cui l’Europa ha funzionato, rivelandosi uno strumento utile per il progresso e la salute del pianeta, è stato proprio quello della lotta ai cambiamenti climatici. Senza l’Europa il protocollo di Kyoto sarebbe morto: l’Europa ha fatto la sua parte mentre gli altri si tenevano fuori. Lo stesso scenario si è verificato nel 2015 con la COP21 di Parigi: parlando con una voce sola, forte e autorevole, l’Europa ha contribuito in maniera determinante ad arrivare alla firma di un impegno globale per mantenere al di sotto dei 2C° l’innalzamento della temperatura media del globo di cui sono responsabili i gas climalteranti. L’Europa, insieme agli Stati Uniti a guida Obama, ha fatto sì che l’Africa e gli altri Paesi in via di sviluppo fossero pienamente coinvolti in questo processo. Nonostante questo storico risultato sappiamo che la strada intrapresa non è sufficiente e che si sta facendo ancora troppo poco.

I più recenti e accreditati studi scientifici internazionali dimostrano che proprio il bacino del Mediterraneo sta maggiormente sperimentando l’impatto dei cambiamenti climatici rispetto ad altre aree del pianeta. I paesi mediterranei che si affacciano sul Mare Nostrum subiscono amplificate le tendenze globali nelle ricadute ambientali: uso intensivo dei suoli, urbanizzazione, dall’inquinamento e aumento delle temperature delle acque sono all’origine di problemi sempre più complessi e costosi da gestire, i cui costi già oggi gravano sulle spalle delle casse pubbliche ma anche di imprese e famiglie. Basterebbe questo a spiegare la gravità e l’insensatezza della scelta dell’Italia a guida Lega e 5 Stelle che in Europa si schiera contro gli impegni per una lotta concreta e incisiva a tutela dell’ambiente: per dirla con una battuta forse cara ai sovranisti di casa nostra, non sarà il caso di agire e in fretta per difendere “prima gli italiani” e il loro ambiente?

Il Partito Democratico già nelle scorse settimane ha sfidato il Governo ad assumere impegni più ambiziosi in Europa e anche nelle politiche nazionali. Alla Camera con una nostra mozione abbiamo chiesto invano di rivedere al rialzo gli obiettivi del Piano integrato Energia e Clima, che sono più bassi di quelli fissati a livello europeo, di aumentare gli obiettivi di riduzione delle emissioni e di produzione di energia da fonti rinnovabili al 2030 per almeno il 35%, di attuare concretamente la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile approvata dal nostro Governo e lasciata sostanzialmente sospesa dall’attuale esecutivo. Il nostro Gruppo al Senato ha depositato proprio in questi giorni una mozione per dichiarare anche nel nostro Paese lo stato d’emergenza ambientale e climatico, così come hanno fatto Regno Unito e Irlanda in questi ultimi mesi, chiedendo di imprimere una svolta verso una vera transizione energetica e ambientale sempre più urgente.

Il Governo giallo verde sta tradendo tutte le promesse fatte su questi temi e sta spingendo il nostro Paese dalla parte sbagliata nella lotta contro i cambiamenti climatici. Se la Lega è a suo modo coerente in questa posizione – non dimentichiamo mai che non ha nemmeno votato in Parlamento la ratifica dell’Accordo di Parigi – a fare davvero impressione è il Movimento 5Stelle: che fine hanno fatto tutti i loro proclami a difesa del pianeta, le promesse per una rivoluzione green, le accuse che lanciavano dai banchi dell’opposizione ai nostri Governi di non fare mai abbastanza per l’ambiente?

Il Partito Democratico, che ha tra le culture fondative quella ambientalista, è tornato a rilanciare con forza, in Italia e in Europa, la sua battaglia per un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale e sulla lotta alle disuguaglianze derivanti anche dall’esposizione agli impatti dei cambiamenti climatici. La sostenibilità ambientale, oggi ancora erroneamente percepita come vincolo, rappresenta al contrario una straordinaria opportunità di sviluppo, innovazione e competitività. L’economia giusta, a cui dobbiamo orientare le nostre scelte di politica economica e di investimento pubblico e privato, deve diventare un grande motore di sviluppo trasversale che coinvolge interi settori e filiere e che va dalla rigenerazione urbana alla lotta contro il dissesto idrogeologico, dalla qualità, tracciabilità e sicurezza dei prodotti agroalimentari alla riconversione green delle aziende, dalla mobilità sostenibile fino alle energie alternative e all’economia circolare. C’è già un’Italia produttiva e sociale che lo chiede e che lo fa quotidianamente. Oggi più che mai, accanto alla capacità di generare sviluppo economico, occorre garantire l’equità e la sostenibilità di quello sviluppo. Produrre e distribuire secondo giustizia esige che i risultati della crescita vadano a beneficio di tutti.

Il voto del prossimo 26 maggio sarà importante anche per questo. Il Governo Lega e 5Stelle sta facendo solo errori e danni: chi vuole un’Italia e un’Europa più coraggiose nella lotta contro i cambiamenti climatici e per la difesa del futuro del nostro pianeta scelga con il suo voto il Partito Democratico, scelga il futuro.