Il 12 aprile 1973 è rimasto nella memoria dei milanesi come il “giovedì nero di Milano”

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Una giornata di violenza e scontri culminata con l’uccisione del poliziotto Antonio Marino, colpito da una bomba lanciata dai manifestanti del MSI.
La manifestazione, vietata dalla Questura, fu caratterizzata dalla presenza di centinaia di esponenti dei movimenti neofascisti più radicali, armati di mazze, molotov, bombe a mano e pistole.
Il corteo si svolse in un clima di crescente violenza, con atti vandalici, teppismo, scontri con la polizia e lasciando a terra vari feriti. Antonio Marino morì sul colpo, per mano della bomba lanciata da Vittorio Loi e Maurizio Murelli. L’MSI negò ogni rapporto con i due neofascisti, ma Murelli aveva con sé la tessera del partito all’atto dell’arresto.
Quel giorno, con l’agente Marino morto sull’asfalto, cadde anche l’ipocrisia e l’ambiguità di un movimento di estrema destra che predicava ordine e rispetto delle leggi democratiche ma lanciava bombe a mano contro la polizia.
Milano e l’Italia si sono lasciate alle spalle la stagione delle violenze politiche e gli anni di piombo, ma è bene che non dimentichino la storia.