Il 42% del valore aggiunto nazionale è generato dall’1% dei comuni

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Nel 2018 il valore aggiunto è prodotto per il 37,8% al Nord-ovest e per il 25,5% nel Nord-est; seguono il Centro con il 20,4% e il Mezzogiorno con il 16,4%. Le unità locali di gruppi multinazionali italiani, pari all’1,2% del totale nazionale, realizzano quasi il 21% al valore aggiunto dell’intera economia. Le regioni che più contribuiscono sono la Lombardia (26,2%), l’Emilia-Romagna (13,2%) e il Lazio (11,4%). Anche nel 2018 Milano e Bolzano sono ai primi posti per produttività del lavoro. Rispetto al 2017 nelle prime 20 posizioni rientra Brescia e esce Siena; Brindisi sale al quinto posto, Roma scende da quinta a settima.

L’industria perde peso economico in tutte le ripartizioni tranne che nel Nord-est

La distribuzione territoriale del valore aggiunto generato dalle unità locali delle imprese industriali e dei servizi resta sostanzialmente stabile nel 2018 rispetto all’anno precedente: il 37,8% proviene dal Nordovest e il 25,5% dal Nord-est; seguono il Centro con il 20,4% e il Mezzogiorno con il 16,4%. Il lieve rallentamento della crescita del valore aggiunto (+3,4%, mezzo punto percentuale in meno rispetto alla variazione 2017/2016) ha determinato una sostanziale tenuta del peso percentuale delle ripartizioni: +0,1 punti percentuali sia per il Nord-ovest che per il Nord-est a fronte di un calo di 0,1 punti del Centro e del Mezzogiorno. In termini di macro settori, rispetto al 2017 l’industria perde ulteriore peso non solo nel Mezzogiorno (-0,3 punti percentuali) ma anche nel Nord-ovest (-0,2 punti) e nel Centro (-0,1 punti), in favore del Nord est, che invece aumenta il proprio peso di +0,5 punti percentuali. Il comparto dei servizi acquista rilevanza economica nel Nord-ovest (+0,2 punti) dove registra una crescita rispetto all’anno precedente del 4,2% mentre riduce il suo peso nel Nord-est (-0,2 punti). Il 41,9% del valore aggiunto generato dal totale dell’economia è concentrato nell’1% dei comuni (80 in valore assoluto). Si tratta prevalentemente di zone densamente popolate (66 comuni) e in alcuni casi di zone a densità intermedia di popolazione (14 comuni mediamente popolati) 1 . Nel complesso, sono comuni che fanno parte sia di sistemi locali urbani o turistici (48) sia di sistemi manifatturieri (32) 2 . Per più della metà dei casi (56) si tratta di comuni capoluogo di aree metropolitane. Le zone densamente popolate appartenenti all’1% dei comuni a maggior valore aggiunto realizzano l’85% del valore aggiunto di tutte le zone densamente popolate. Per il rimanente 99% dei comuni, che producono il 58,1% del restante valore aggiunto, per poco più di due terzi si tratta di comuni mediamente popolati (67,9%) e per un quinto di comuni delle zone rurali (20,1%). I comuni mediamente popolati, in particolare, realizzano la totalità del valore aggiunto di molti sistemi locali del Made in Italy (gioielli, occhiali e strumenti musicali, legno e mobili, pelle e cuoio, tessile e abbigliamento) e, tra i non manifatturieri, di quelli portuali e a vocazione agricola. Il 40,5% delle unità locali ricade nei comuni ad elevata urbanizzazione, che racchiudono anche il 42,0%% degli addetti e il 46,1% del valore aggiunto. Il 45,0% delle unità locali ricade invece nei comuni mediamente popolati: queste aree rappresentano il 45,0% degli addetti e il 42,1% del valore aggiunto. Infine, il 14,5% delle unità locali ricade nei comuni rurali, ovvero comuni appartenenti a zone (13,1% degli addetti e 11,7% del valore aggiunto). La distribuzione del valore aggiunto dei servizi è correlata al grado di urbanizzazione. Il 56,5% del valore aggiunto dei servizi è infatti realizzato nelle città, il 35,3% nei centri mediamente popolati e solo l’8,1% nelle zone rurali. Diversamente, nell’industria oltre la metà del valore aggiunto, pari al 51,7%, è generata dai centri mediamente popolati, quasi un terzo (31,6%) dalle zone densamente popolate mentre il rimanente 16,7% è realizzato nelle aree rurali a bassa urbanizzazione.

Nord-est: elevata la produttività media delle unità locali in 4 comuni su 5

Nel 2018 la produttività apparente del lavoro, misurata dal valore aggiunto per addetto, è pari a circa 48mila euro su base nazionale (circa 47mila euro l’anno precedente) mentre la produttività mediana è poco oltre i 33mila euro per addetto. I comuni ad alta produttività, cioè con una produttività superiore alla mediana nazionale, rappresentano il 75,7% di quelli ad elevata densità abitativa, il 65,6% dei comuni mediamente popolati e solo il 40,7% dei comuni delle zone rurali. Questi comuni ricadono principalmente in sistemi locali specializzati in alcuni segmenti del Made in Italy (tessile e abbigliamento; fabbricazione di macchine; gioielli, occhiali e strumenti musicali; legno e mobili) e della manifattura pesante (produzione e lavorazione dei metalli; mezzi di trasporto), a prescindere dal grado di urbanizzazione. Nel Nord-est i comuni ad alta produttività rappresentano l’81,1% del totale; si tratta della quasi totalità delle città e dei centri mediamente popolati. La differenza di produttività rispetto alla media nazionale è particolarmente marcata per zone ad elevata densità di popolazione nelle province autonome di Trento e Bolzano. All’opposto, nel Mezzogiorno i comuni ad elevata produttività rappresentano solo il 16,9% del totale e registrano inoltre il più ampio scostamento medio rispetto alla produttività della ripartizione: +7mila euro, a differenza delle altre ripartizioni in cui il differenziale va dai 2.800 euro del Centro ai mille del Nordest. Sempre in questa ripartizione poco più di 4 comuni ad alta produttività su 10 rappresentano aree ad elevata intensità abitativa, nel Nord-ovest sono il 65,6% e al Centro rappresentano il 43,4%. In questi due ultimi casi, si tratta principalmente di aree a medio-alta urbanizzazione, in particolare in Lombardia e Piemonte. La produttività nel 2018 è cresciuta dell’1,8%, 0,6 punti percentuali in più rispetto all’anno precedente. I comuni ad alta crescita, ossia con un livello di crescita della produttività superiore alla mediana nazionale, costituiscono il 46,6% dei comuni nel Nord-est, il 44,9% nel Nord-ovest, il 53,0% nel Centro e il 56,6% nel Mezzogiorno.

Milano e Roma ai primi posti per valore aggiunto

Anche per il 2018 nelle prime 20 posizioni in termini di valore aggiunto si attestano soltanto comuni capoluogo, ad eccezione di San Donato Milanese che mantiene la 17esima posizione, come nell’anno precedente. La graduatoria dei comuni, che generano il 29,2% del valore aggiunto nazionale, resta sostanzialmente invariata rispetto al 2017: Brescia (12esima) e Parma (13esima) guadagnano una posizione e Modena (14esima) scende di due. Milano e Roma si collocano largamente in testa alla classifica dei comuni capoluogo, prevalendo il primo nei servizi e la seconda nell’industria: da soli, coprono il 15,1% del valore aggiunto nazionale. Seguono Torino e Genova con un valore aggiunto aggregato rispettivamente pari a 18,7 e 11,2 miliardi di euro (rispettivamente +23,4% e +7,3% rispetto al 2015). Il primo comune del Mezzogiorno, presente nella classifica in quinta posizione, è Napoli, che prevale in termini di valore aggiunto nel settore dei servizi. Dal punto di vista della produttività apparente del lavoro, Milano e Bolzano si confermano al vertice della graduatoria dei comuni capoluogo, con un incremento per Milano del 2,1% rispetto all’anno precedente e un decremento per Bolzano dell’1,6%. Nelle prime 20 posizioni per produttività, nel 2018 rientra il comune di Brescia (era uscito nel 2016) ed esce Siena. Significative variazioni rispetto al 2017 spiegano l’ascesa di Brindisi (quinta posizione), Monza (sesta), Torino (nona), Parma (decima), Trieste (13esima) e Bologna (15esima), e la discesa di Roma (da quinta a settima), Modena, Trento, Genova, Verona, Venezia e Padova. Sempre riguardo alla produttività apparente del lavoro, Sant’Agata Bolognese, in provincia di Bologna, connotata dall’attività di fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi, ha una produttività apparente del lavoro pari a 156mila euro per addetto. Nel Nord-ovest emerge San Donato Milanese, in provincia di Milano, la cui economia è contraddistinta dalla filiera dell’estrazione di petrolio greggio, con una produttività di 131mila euro per addetto. Nel Mezzogiorno spicca il Comune di Alanno, in provincia di Chieti, legato principalmente alla manifattura pesante, con una produttività pari a 119mila euro. Nel Centro si distingue il Comune di Scandicci, in provincia di Firenze, contraddistinto dai servizi di attività di noleggio e leasing operativo e di direzione e consulenza aziendale, che ha una produttività apparente del lavoro pari a quasi 103mila euro.

Manifattura high-tech in un comune su quattro

Le attività economiche svolte a livello comunale, classificate secondo il contenuto tecnologico della manifattura e l’intensità di conoscenza nei servizi, rivelano l’ampio divario di produttività mediana tra manifattura a basso e medio-basso contenuto tecnologico e quella ad elevato contenuto tecnologico. La manifattura a medio-alto contenuto tecnologico registra il valore mediano di produttività apparente del lavoro più elevato, pari a oltre 49.900 euro per addetto, e presenta una diffusione medio-alta a livello territoriale, essendo localizzata nel 63,5% dei comuni. Il 10,6% di questi comuni è collocato nei sistemi locali urbani pluri-specializzati e il 9,2% in quelli della fabbricazione di macchine. Segue la manifattura ad elevato contenuto tecnologico, con una produttività mediana pari a circa 48.000 euro, che si distingue dagli altri segmenti tecnologici della manifattura per la maggiore variabilità nella distribuzione tra i comuni e per la minore diffusione sul territorio, risultando concentrata in solo un comune su quattro. Il 12,0% di questi comuni è presente nei sistemi locali urbani pluri-specializzati, il 10,4% nei sistemi locali urbani ad alta specializzazione e il 9,8% in quelli della petrolchimica e farmaceutica. La distribuzione comunale delle attività dei servizi si conferma, come nel 2017, molto meno variabile rispetto a quella della manifattura. Nei servizi ad alto contenuto di conoscenza la produttività mediana è pressoché omogenea ma c’è maggior variabilità nei servizi specializzati nell’alta tecnologia e in quelli finanziari rispetto ai servizi di mercato e agli altri servizi ad alta intensità di conoscenza. Proprio questi ultimi due settori presentano un’alta diffusione territoriale, risultando localizzati rispettivamente nel 96,3% e nel 93,4% dei comuni italiani, a fronte del 73,4% di comuni che operano nei servizi finanziari e del 71,1% nei servizi ad alta tecnologia. Relativamente alle ultime due tipologie di servizi, l’incidenza maggiore si rileva nei sistemi locali urbani pluri-specializzati. I comuni in cui si registra la presenza di servizi a basso contenuto di conoscenza, largamente più diffusa sul territorio, mostrano infine una distribuzione meno variabile e si attestano attorno a livelli di produttività mediani di poco superiori ai 20mila euro per addetto.

Limitato il ruolo delle multinazionali nel Mezzogiorno

A livello territoriale si conferma la differenza strutturale tra imprese di gruppi multinazionali e imprese non internazionalizzate. Rispetto alle imprese domestiche, le unità locali di multinazionali estere e italiane hanno una dimensione media maggiore in ogni regione, caratteristica che assume forme ancora più nette in alcuni territori, specie in Liguria, dove la dimensione media è 15 volte superiore a quella delle imprese domestiche, seguita dal Lazio dove è oltre 12 volte superiore. Le unità locali di imprese appartenenti a gruppi multinazionali esteri in Lombardia producono il 22,7% del valore aggiunto regionale, nel Lazio il 21,6%, in Liguria il 19,6%. Piuttosto limitato è invece il ruolo delle multinazionali estere nel Mezzogiorno. La quota di valore aggiunto prodotto sul totale dell’economia regionale registra i valori più bassi in Calabria (4,5%) e in Basilicata e Sicilia (6,2%). Tuttavia in regioni come l’Abruzzo e la Sardegna le unità locali di multinazionali estere generano quote di valore aggiunto delle rispettive economie regionali pari rispettivamente a 11,6 e 9,2%. Considerando il solo settore industriale, le unità di multinazionali estere localizzate nel Lazio e in Piemonte confermano anche per il 2018 un elevato contributo alle rispettive economie regionali: il valore aggiunto è pari al 19,4% del totale regionale dell’industria nella prima regione e al 19% nella seconda. Seguono Lombardia e Abruzzo (entrambe con il 16,8%), Liguria (16,5%), Toscana (14,7%) ed Emilia Romagna (14,1%). Nei servizi, le unità locali di multinazionali estere della Lombardia e del Lazio generano il 62,5% del valore aggiunto prodotto in Italia da tutte le multinazionali estere attive nei servizi. In Lombardia producono il 26,7% del valore aggiunto regionale, nel Lazio il 22,3%. Le unità locali di gruppi multinazionali italiani, pari all’1,2% del totale nazionale, realizzano quasi il 21% del valore aggiunto dell’intera economia. Le regioni che più contribuiscono sono Lombardia (26,2% di valore aggiunto prodotto da gruppi multinazionali italiani), Emilia-Romagna (13,2%) e Lazio (11,4%). Anche in questo caso sono molto contenute le quote del Mezzogiorno sull’intera economia ma in Basilicata, dove è nota la presenza di gruppi multinazionali italiani, il valore aggiunto prodotto dalle unità locali di imprese multinazionali italiane supera il 28% del totale regionale, quota che raggiunge il 45% nel settore industriale. Le multinazionali estere si localizzano principalmente nei sistemi locali urbani e nei sistemi locali ad alta specializzazione. Seguono i sistemi locali urbani pluri-specializzati e i sistemi locali urbani prevalentemente portuali. Tra i sistemi manifatturieri, il contributo delle filiali di multinazionali estere si rileva nei sistemi locali della petrolchimica e della farmaceutica.

Nel Lazio produttività più elevata per le multinazionali

Il costo del lavoro pro-capite delle unità locali delle multinazionali estere e italiane è superiore a quello delle imprese domestiche in ogni regione. La regione in cui il costo del lavoro pro-capite delle multinazionali estere presenta valori più elevati è la Lombardia (62,8 mila euro) mentre il costo del lavoro pro-capite più basso e prossimo a quello delle imprese non internazionalizzate si registra in Liguria (35,2 mila euro). Per le unità di gruppi multinazionali italiani, la retribuzione media più alta si rileva nel Lazio (56,2 mila euro), quella più bassa in Calabria (35,6 mila euro). Il costo del lavoro pro-capite delle multinazionali estere a livello di sistema locale del lavoro è più alto tra le unità locali residenti nei sistemi urbani ad alta specializzazione del Nord-ovest (68,5 mila euro) e nei sistemi della petrolchimica e della farmaceutica del Mezzogiorno (59,4 mila euro). Per le multinazionali italiane i valori più elevati si rilevano nei Sistemi locali dei materiali da costruzione del Nord-est (63,8mila euro) e nei sistemi locali urbani ad alta specializzazione (60,7 mila euro). Anche la produttività del lavoro è mediamente più elevata per le multinazionali italiane ed estere. A livello regionale è il Lazio a presentare i livelli più alti (118mila euro per le estere, 126mila per le italiane), superiori di oltre 3,5 volte a quelli delle unità locali di imprese nazionali (35 mila euro per addetto). Segue la Lombardia, con quasi 103mila euro per le unità locali di gruppi esteri e oltre 100mila per i gruppi multinazionali italiani, che tuttavia ha un differenziale ridotto con le imprese domestiche, la cui produttività è pari a 45mila euro. Da segnalare, il differenziale di produttività a favore delle unità locali di multinazionali italiane nella maggior parte delle regioni del Mezzogiorno, sia rispetto alle unità locali delle imprese nazionali che delle multinazionali estere. All’interno dei sistemi locali del lavoro, nonostante le multinazionali italiane ed estere presentino una produttività del lavoro più alta rispetto alle unità locali delle imprese domestiche, si evidenziano alcune differenze specifiche. La produttività del lavoro delle multinazionali italiane è nella maggior parte dei casi più alta rispetto a quella delle multinazionali estere, raggiungendo quasi il doppio nei sistemi locali non specializzati (104mila euro contro 65mila euro). A un maggior livello di dettaglio territoriale, le multinazionali italiane registrano il valore più alto nei sistemi locali non specializzati del Centro Italia (132,9mila euro), quelle estere nei sistemi locali della petrolchimica e della farmaceutica del Nord-est (120,1mila)