Il Cdm analizza dati, dinamiche e prospettive dei flussi migratori

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Dagli elementi a disposizione è emerso che rispetto allo scorso anno vi stato una rilevante diminuzione degli sbarchi sulle nostre coste. A tale proposito è stato concordato che il Governo italiano contribuirà a offrire ulteriore sostegno alla Guardia costiera libica in termini di risorse materiali e di training. In relazione al continuo flusso di piccole imbarcazioni che arrivano nel nostro Paese dalla Tunisia, inoltre, dopo le interlocuzioni dei ministri Salvini e Moavero con i rispettivi omologhi tunisini, anche il premier Conte ha annunciato che avvierà un dialogo aperto con il primo ministro tunisino, Youssef Chahed, per concordare un’azione di intensificazione delle attività di sorveglianza delle coste tunisine e per cercare di rafforzare gli accordi di rimpatrio già esistenti.

E’ stato convenuto, altresì, d’insistere nelle varie sedi europee per ottenere un efficace meccanismo di redistribuzione dei migranti che sbarcano in Italia. Istanza, questa, che verrà rappresentata sia dal titolare del Viminale, Matteo Salvini, alla prossima riunione dei ministri degli Interni europei a Helsinki, sia dal titolare degli Affari esteri, Moavero, nella prossima riunione Ue, nonchè dallo stesso presidente Conte al prossimo Consiglio europeo utile. Nel corso della riunione è stato, infine, fatto il punto sugli emendamenti già presentati al decreto Sicurezza bis, che rafforzeranno ancora di più gli strumenti a disposizione per combattere i traffici illegali.

Al tempo stesso, in tema di immigrazione, è l’Unhcr a sottolineare la necessità di garantire maggiore assistenza ai circa 50.000 rifugiati e richiedenti asilo registrati e agli 800.000 migranti che vivono attualmente in altre aree della Libia, affinché le loro condizioni di vita migliorino, i diritti umani siano salvaguardati, e un numero minore di persone cada nelle reti della tratta di esseri umani. E’ necessario compiere ogni sforzo per impedire che le persone soccorse nel Mediterraneo siano fatte sbarcare in Libia, Paese che non può essere considerato porto sicuro, ribadisce l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

In passato le imbarcazioni degli Stati europei che conducevano operazioni di ricerca e soccorso hanno salvato migliaia di vite, grazie anche alla possibilità di effettuare sbarchi in porti sicuri. Esse dovrebbero poter riprendere a svolgere questo compito vitale e si dovrebbe istituire con urgenza un meccanismo di sbarco temporaneo che consenta una condivisione di responsabilità a livello europeo. Le navi delle Ong hanno svolto un ruolo analogamente fondamentale nel Mediterraneo e non devono essere penalizzate per il soccorso di vite in mare. Alle imbarcazioni commerciali non deve essere chiesto di ricondurre in Libia i passeggeri soccorsi. La protezione di vite umane, insomma, deve rappresentare la priorità assoluta.