Il fischio del ponte

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In molte cartoline provenienti da San Francisco, in California, spicca il celebre ponte Golden Gate. È un ponte costruito nel 1937, e da quel momento per vent’anni era il ponte di maggior lunghezza al mondo. La sua lunghezza complessiva era infatti di 2710 metri, con una distanza fra le torri pari a 1282 ed un’altezza dal mare di 67 metri.

Purtroppo il ponte è divenuto celebre per i suicidi che sono avvenuti da quella struttura: dal 1995 al 2003 ce ne sono stati 1300, ed anche un film di Eric Steel è incentrato proprio su quel fenomeno. Si era pensato di aggiungere delle barriere, ma poi sono state giudicate non adatte. È curioso che proprio su questo ponte si è sperimentata una particolare rete di protezione, che ha permesso che soltanto 11 operai morissero durante la costruzione, e molti si salvarono proprio grazie a questa difesa.

Sì, ma se si creassero delle barriere anti suicidio, sarebbero adeguate? Non è facile rispondere, perché anche i tecnici con le nuove possibilità tecnologiche non riescono sempre a prevedere tutto. È vero, perché un recente servizio della Cnn ha inquadrato il ponte, e si sentiva in sottofondo… il fischio del ponte. Cos’era successo? Di recente sono state inserite delle lamelle di metallo, realizzate per renderlo più aerodinamico, ma appena soffia il vento queste nuove lamelle provocano un fischio, simpatico in un primo momento, ma che non lascia dormire gli abitanti della zona. Si può udire tutto alla pagina https://youtu.be/-iyYFd_Exuo.

Parlando di ponti americani, mi viene a mente il ponte di Tacoma Narrows, costruito nel 1940 e all’epoca il terzo ponte più lungo del mondo, dopo il succitato Golden Gate e il George Washington. Anche al Tacoma Narrows capitò un inconveniente dovuto al vento, ma in maniera più accentuata, al punto che a pochi mesi dall’inaugurazione, in una giornata particolarmente ventosa, il ponte si mise ad oscillare come se fosse di gomma; un commerciante di apparecchi fotografici filmò gli ultimi minuti di vita del ponte, con il giornalista Coatsworth che dovette abbandonare la sua automobile sul ponte, giusto in tempo per salvarsi.

Ritengo che in entrambi i casi gli ingegneri non abbiano valutato durante la costruzione quello che il matematico italiano Giulio Krall ha poi spiegato, che cioè le vibrazioni autoindotte avrebbero potuto sommarsi e portare il Tacoma a cadere, e, nei giorni nostri, il Golden Gate a fischiare.

Mentre parlo di questi ponti, mi tornano in mente tutti i servizi visti sul ponte Morandi/Genova San Giorgio, e penso che, come in ogni cosa, la matematica, se correttamente utilizzata, può dirci cosa fare per evitare eventi inaspettati.

Giorgio Dendi