Il futuro prima di tutto: noi ecosocialisti e la lotta ai cambiamenti climatici

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Porre l’attenzione sui cambiamenti climatici significa mettere al primo posto la vita e il futuro a livello globale. Poiché non si tratta di un aspetto riservato agli ambientalisti ma riguarda tutti a qualsiasi livello. È una sfida dell’umanità, e inoltre ci sono già alcune soluzioni e le relative tecnologie. Ma è fondamentale che i governi, chi programma l’economia, le realtà territoriali e ognuno di noi inizi a dare seguito ad azioni plurali e singole: attraverso l’utilizzo di energie rinnovabili, tecnologie verdi, e dando vita a nuove abitudini. Una sfida, che vista già in premessa può essere vinta tramite la comprensione e l’impiego della svolta ecosocialista.

Il primo maggio scorso Jeremy Corbyn, leader del Labour party, ha presentato una mozione alla Camera dei Comuni per dichiarare lo stato di emergenza climatica e ambientale a livello nazionale; assumendo in tale contesto l’impegno di “lavorare con i Paesi che hanno serie intenzioni riguardo alla lotta alla catastrofe climatica”.

Ma pochi giorni fa in Senato è stata respinta la richiesta di dichiarare “l’emergenza climatica” per l’Italia, contenuta in tre mozioni presentate dai gruppi di opposizione. Un’eventuale approvazione, tra l’altro, avrebbe consentito di utilizzare alcune risorse provenienti dai contributi europei e fondi nazionali per realizzare progetti di adattamento e riduzione degli effetti del clima.

Un’emergenza su cui da alcuni mesi tantissime ragazze e ragazzi stanno manifestando in tutto il mondo. E, inoltre, una rete di associazioni e comitati ambientalisti (insieme a singoli cittadini) hanno incominciato a organizzarsi per intentare causa contro lo Stato italiano ritenendolo “colpevole di inazione” di fronte agli effetti irreversibili dei cambiamenti climatici (dando vita anche a una campagna in Rete dal titolo: “Giudizio Universale – Invertiamo il processo”). Nonostante tutto, il governo del presunto cambiamento a trazione leghista ha preferito restare nella zona grigia delle retrovie europee, invece di essere uno dei Paesi capofila come hanno fatto, per esempio, Gran Bretagna e Irlanda.

In questa situazione l’intento di una forza ecosocialista, che si sta strutturando nel territorio, potrebbe essere di continuare con iniziative sulla linea dei Fridays For Future e lanciare la proposta ai Comuni e alle Regioni di approvare una mozione specifica sulla ‘Dichiarazione dell’emergenza climatica e ambientale’. La dichiarazione di emergenza climatica è già stata sottoscritta nel mondo da 594 città e da alcuni parlamenti nazionali. È fondamentale accrescere il coinvolgimento attivo di cittadini e associazioni nel processo di individuazione delle criticità ambientali e nella loro soluzione, anche in questa fase le sezioni territoriali di Articolo Uno possono avere un ruolo da protagonista (ricostruire una relazione duratura fra siti e comunità locali). Una azione mirata a sensibilizzare più persone sul dovere morale dello Stato e di tutte le istituzioni ai vari livelli territoriali nel rispettare il patto sociale intergenerazionale, che impone alle attuali generazioni di lasciare un pianeta vivibile soddisfacendo i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri. Richiedere, attraverso congrue azioni mirate, la messa in campo di iniziative che hanno come scopo finale la riduzione delle emissioni e l’incentivo all’impiego delle energie rinnovabili, incentivare il risparmio energetico nei settori della pianificazione urbana, nella mobilità, negli edifici, nella nuova realizzazione (sistemazione) di aree verdi urbane.

La crisi climatica è una crisi a livello globale e, pertanto, azioni unilaterali dei singoli Stati non avranno l’efficacia necessaria se non unite con una collaborazione generale e saldata dal principio di giustizia climatica. Un recentissimo rapporto IPBES-ONU (diffuso il 6 maggio) avverte con forza sul concretizzarsi di un declino ecologico “senza precedenti”: un milione di specie animali e vegetali sono a rischio estinzione nel breve periodo per colpa dei cambiamenti climatici e di un eccessivo sfruttamento di terra e mare.

L’Unione europea ha fatto un passo deciso verso azioni di contrasto dell’inquinamento da plastica nelle acque del nostro Pianeta (secondo alcune stime, perseguendo la tendenza attuale, fra 30 anni avremo più plastica che pesci in mare). Infatti, il 27 marzo, il Parlamento europeo ha approvato con 560 voti favorevoli, 35 contrari e 28 astensioni la direttiva Single use plastics (Sup), che mette al bando, entro il 2021, in tutti gli Stati membri, l’utilizzo di oggetti in plastica monouso (piatti, posate, cannucce, bastoncini cotonati e aste per i palloncini). Saranno vietate anche le plastiche ossi-degradabili e i contenitori di polistirolo espanso. La visione ecosocialista impone di richiedere che l’Italia recepisca quanto prima e con ambizione le nuove norme. E, inoltre, aiutare tutti cittadini e imprese a intraprendere il corretto percorso verso la deplastificazione.

La normativa definisce anche nuovi target di riciclaggio. Entro il 2029 dovrà essere raccolto e riciclato il 90% delle bottiglie di plastica, ed entro il 2025 quelle nuove dovranno contenere almeno il 25% di materiale riciclato, il 30% entro il 2030.

La lotta contro il cambiamento climatico e la tutela dell’ambiente dovrebbe essere una delle priorità politiche dell’Ue per i prossimi anni.

Nel 1979 Enrico Berlinguer (al XV Congresso), esaminando la situazione ambientale, parlò dell’interdipendenza dei problemi dell’umanità di fronte al pericolo del disastro ecologico, del divario crescente tra aumento della popolazione mondiale e risorse, della contraddizione tra rinnovamento tecnologico e piena occupazione. Sottolineando con intensità i gravi rischi per l’umanità intera, esprimeva con lungimiranza la possibilità di scongiurare tutti quei rischi con l’emergere di una nuova qualità dell’esistenza dell’uomo e la necessità di radicali trasformazioni degli indirizzi e dei fini dello sviluppo.

L’Italia ha obiettivi di riduzione delle emissioni poco ambiziosi e sostanzialmente non in linea con le raccomandazioni dalla comunità scientifica finalizzate a contenere il riscaldamento globale entro la soglia prudenziale dei +1,5° C. È sempre più necessario invertire la rotta nei prossimi dodici anni, oppure gli squilibri climatici causeranno in vaste aree del Pianeta gravi e frequenti fenomeni estremi come inondazioni, ondate di caldo, alluvioni e siccità. A patirne maggiormente le conseguenze saranno le comunità più deboli ed emarginate, ma anche il mondo occidentale sarà soggetto a pesanti perdite economiche e con ricadute sociali, sanitarie e ambientali gravi. Anche l’Italia, ne subirà le conseguenze con l’aumento della frequenza di eventi meteorologici estremi.

Per fronteggiare la minaccia seria e degenerante dei cambiamenti climatici (confermata sostanzialmente da tutta la comunità scientifica) bisogna agire con azioni concrete – rifuggendo in modo categorico dai richiami negazionisti -, prendere decisioni con la dovuta tempestività. Sostenere con convinzione una visione del futuro ecosocialista basata su un progresso economico e sociale che sia unita in modo indissolubile con la tutela dell’ambiente e la riconversione ecologica dell’economia. Per garantire all’Italia un futuro migliore, sostenibile e reattivo nel contrasto dei cambiamenti climatici. Sono necessari, in questa ottica, investimenti nella mobilità a zero emissioni, nell’economia circolare, le fonti rinnovabili, l’efficienza energetica. Inoltre, fattore non secondario, è l’incentivazione di buone pratiche e le attività di sensibilizzazione dei cittadini (ottenibili anche con progetti di scienza di cittadinanza).

In uno scenario globale dove la crescita economica si accompagna di pari passo con le crescita di richiesta energetica, lo sviluppo di nuove tecnologie e nuovi mezzi di produzione sostenibili – capaci di ridurre le emissioni – rappresenta la sfida di successo imprenditoriale del futuro (molto prossimo). Una delle soluzioni più interessanti per coniugare mercato e sostenibilità sono le startup green: imprese che puntano a ridurre l’inquinamento, a migliorare l’efficienza energetica, a ridurre lo spreco di cibo, a migliorare la filiera produttiva. Inoltre, queste aziende ambiscono a rendere più sostenibile la mobilità quotidiana e turistica, a organizzare in modo più appropriato gli spazi cittadini, a rendere concreti i progetti di economia circolare.

La partita contro i cambiamenti climatici può diventare una storia vincente se, nei prossimi anni, verrà avviata una strategica trasformazione di tutti i settori dell’economia europea in modo da avere anche un impatto sociale e la ridefinizione di un nuovo sistema di welfare europeo. Questo sarà possibile solo se si darà slancio a una visione basata su nuove relazioni sociali ed economiche (quasi un nuovo Illuminismo a trazione green) in modo da rendere effettiva la svolta contro i cambiamenti climatici come nuova frontiera per migliorare il sistema economico e la qualità della vita di tutti (nessuno escluso, grazie al coinvolgimento di tutti i cittadini europei).