IL G7 IN CORNOVAGLIA SI CHIUDE CHIEDENDO NUOVE INDAGINI SULL’ORIGINE DEL COVID E CRITICANDO LA CINA SUI DIRITTI UMANI

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Il summit del G7 in Cornovaglia ha avuto un convitato di pietra dall’inizio alla fine dei suoi lavori: la Cina di Xi Jinping

Nelle conclusioni del summit, infatti, la Cina è stata citata più volte sia per quanto riguarda la pandemia, che per le violazioni dei diritti umani. Altri argomenti principali trattati sono stati un piano per contrastare la competitività cinese nel mondo e la lotta alla corruzione ed ai cyberattacchi.

Il presidente americano Joe Biden ha sottoscritto alla fine del summit un comunicato congiunto con i leader degli altri Paesi del G7, ovvero Regno Unito, Italia, Germania, Canada, Giappone e Francia, per ribadire l’impegno dei leader su tutti questi argomenti. Il ruolo del nuovo presidente americano nelle conclusioni del G7 è stato riconosciuto anche dal presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, che ha commentato così in conferenza stampa: “Contro autocrazie come la Cina posizioni condivise, con Biden sono state ricostruite le alleanze globali seriamente incrinate dopo il periodo di Trump”.

Di seguito nel dettaglio le conclusioni raggiunte dal summit del G7:
• Sulla pandemia di coronavirus, i leader del G7 si sono uniti nel richiedere una nuova e “trasparente” indagine sulle origini del COVID-19. Nel comunicato si chiede uno studio “tempestivo, trasparente, condotto da esperti e basato sulla scienza” per indagare a pieno sulle origini del COVID-19 in Cina, “come raccomandato dagli esperti della World Health Organization;
I leader del G7 hanno anche messo nero su bianco il proprio impegno a donare fino ad 1 miliardo di dosi di vaccino entro fine 2022 ai Paesi in via di sviluppo e con necessità di ottenere i vaccini.

Di questi, 500 milioni saranno forniti dagli Stati Uniti, dopo l’impegno in tal senso annunciato dal presidente Biden il giorno prima dell’inizio del summit;
• I leader del G7 hanno anche partecipato sabato ad una sessione di lavoro focalizzata sulla pandemia e su come impedire che accada di nuovo in futuro una situazione del genere. A questa sessione di lavoro, che ha incluso una presentazione della Pandemic Preparedness Partnership, hanno partecipato anche i leader di India, Australia, Corea del Sud e Sudafrica;
Il G7 ha anche annunciato il proprio impegno a combattere la piaga del lavoro forzato, in particolare tenendo in considerazione la catena di fornitura globale che passa per la Cina. “Gli Stati Uniti e gli altri partner del G7 restano profondamente preoccupati dell’utilizzo di forme di lavoro forzato nella catena di fornitura globale, incluso nei casi di lavoro forzato sponsorizzato dallo Stato a danno di gruppi e minoranze vulnerabili… come nello Xinjiang”, rende nota la Casa Bianca a margine del summit.

“I leader del G/ hanno deciso di considerare priorità il rispetto degli standard di lavoro internazionali e la difesa dei diritti umani, e si sono impegnati per proteggere gli individui dal lavoro forzato”;

• Sempre per quanto riguarda la Cina, il G7 ha annunciato un piano, chiamato “Back Better World”, per la costruzione di infrastrutture ed aiuti ai Paesi in via di sviluppo, che intende direttamente contrastare la “Belt and Road Initiative” cinese e che il Segretario di Stato americano ha definito essere “un accordo su larga scala per fornire al mondo una migliore alternativa rispetto a ciò che la Cina intende offrire”;
• Sul cyberspazio, il comunicato finale del G7 ha dettagliato l’impegno da parte dei leader a combattere contro gli attacchi cybernetici, in particolare ransomware, che hanno colpito più volte di recente aziende americane nel settore dell’energia e della produzione di carne.

Questo argomento sarà anche al centro del summit a Ginevra del 16 giugno tra Biden e Putin;

• I leader del G7 si sono infine anche impegnati a combattere contro la corruzione globale, definita dalla Casa Bianca come “un interesse nazionale centrale”.

Il governo cinese ha reagito alle decisioni del G7 affermando che “i giorni dei piccoli gruppi di Paese che governano il mondo sono finiti da tempo”, secondo quanto afferma il portavoce dell’ambasciata cinese a Londra. “Noi crediamo che tutti i Paesi, grandi e piccoli, forti e deboli, poveri e ricchi, siano tutti uguali tra loro e che gli affari globali debbano essere gestiti mediante consultazioni con tutti i Paesi del mondo”.
Il portavoce ha poi aggiunto che l’unico sistema globale di governance ragionevole è quello basato sulla dottrina delle Nazioni Unite, e non “sulla base delle cosiddette regole formulate da un piccolo numero di Paesi”, secondo quanto riporta Reuters.