Il governo fa

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Nello stato di eccezione che si è determinato agisce su più tasti. Col decreto ultimo prevede una nuova serie di misure. Ne riprendo alcune.

Assunzione di nuovo personale nel settore sanitario, incremento del pagamento per gli straordinari del personale medico, tecnico e infermieristico.

1,1 miliardi di incremento al Servizio Sanitario e 1 miliardo e mezzo alla Protezione Civile. Regioni e Province autonome possono requisire spazi e strutture per potenziare la rete di servizi ospedalieri a fronte dell’emergenza.

Rinvio di almeno un mese e mezzo per gli adempimenti fiscali a partire dal versamento Iva del 16 marzo. Possibilità successiva di rateizzazione sino a 5 rate.

10 miliardi indirizzati agli ammortizzatori sociali, a partire dalla cassa integrazione in deroga fino a 9 settimane anche per lavoratrici e lavoratori di imprese da 5 a 15 dipendenti. La cig in deroga vale anche per agricoltura, pesca e terzo settore.

Professionisti, collaboratori, autonomi, lavoratori stagionali, settore dello spettacolo: indennità di 600 euro una tantum. Per i titolari di attività commerciali un credito d’imposta del 60% per l’affitto di marzo.

1 miliardo in più al Fondo di integrazione per piccole e medie imprese.

Possibilità di sospensione della rata mutuo prima casa fino a 18 mesi per chi abbia perso o visto ridotto il proprio lavoro e per autonomi e professionisti che auto-certifichino una flessione pari al 33% del fatturato.

Per fare fronte all’emergenza emissione di nuovo debito per 25 miliardi di euro.

Questa è solo una parte dei provvedimenti. Sullo sfondo restano stamane almeno due riflessioni.

Una, lucidissima, di Romano Prodi che evoca e invoca (“Se non ora quando?”) l’emissione di Eurobonds per sostenere una tenuta del sistema economico a fronte di un’onda che potrebbe travolgere molti. L’Europa in queste giornate drammatiche è di nuovo evaporata nella sua retorica e integralismo, la chiusura unilaterale di Schengen da parte tedesca rivela molto più di mille convegni sul futuro di un continente da riconnettere e ricostruire.

L’altra riflessione seria è di Galli della Loggia sul Corriere e denuncia il ritardo di comprensione delle classi dirigenti tutte (lui allunga la critica sui decenni passati) nel comprendere come solo una rete infrastrutturale di servizi pubblici di qualità a cominciare dalla sanità (il famoso welfare) rende un paese in grado di affrontare e reggere una emergenza straordinaria quale quella che stiamo vivendo. Cosa radicalmente diversa dal “comprare” di volta in volta il consenso elettorale sfruttando il rubinetto (per altro prosciugato oramai) della spesa pubblica sotto forma di trasferimenti.

Ps. I balconi che si riempiono di persone, musica e vita sono un invito commovente a reagire, come sta accadendo.