Il Governo propone ricette economiche degne dei ‘Piani Quinquennali’ dell’Urss con la tecnologia del XXI secolo

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Signor Presidente, signori Ministri, purtroppo non capisco come mai non sia presente Il Ministro dell’economia, questo francamente è sconcertante: se n’è andato via ma direi che era invece il momento di stare qui, così come ci stiamo noi, visto che siamo ad un passaggio estremamente importante per il nostro Paese

Già prima dell’emergenza Covid, nel 2019, l’Italia era all’ultimo posto nell’Unione europea e tra gli ultimi al mondo in termini di crescita della ricchezza interna, con tutte le conseguenze che questo determina sulle singole aziende e sull’occupazione, ma all’epoca essere all’ultimo posto significava crescere meno degli altri o addirittura essere a crescita zero. Ora, con il calo che gran parte delle economie mondiali stanno attraversando a causa della pandemia da Covid, essere all’ultimo posto vuol dire un drammatico calo della produzione e della ricchezza interna; si parla di un calo dell’11-12 per cento, che porta il rapporto debito-prodotto interno lordo a oltre il 150 per cento.

Il Ministro – che apprendo ora essere alla Camera – ci ha parlato con un certo ottimismo di una ripresa nel terzo trimestre di quest’anno, ma ricordo che siamo alla fine del primo mese di quel terzo trimestre e purtroppo non vediamo questi grandi segni di ripresa. Noi speriamo che il Ministro abbia ragione, ma crediamo che l’ottimismo vada anche contemperato con il realismo. In questo periodo già migliaia di aziende hanno chiuso, altre migliaia sono a rischio di chiusura. Secondo l’Istat il 38 per cento delle aziende italiane sono a rischio di default. Abbiamo compreso fin dall’inizio la gravità di questo momento sia dal punto di vista sanitario – facemmo le nostre proposte già alla fine del mese di gennaio – sia dal punto di vista economico. Evidentemente le previsioni erano corrette e per questo abbiamo mostrato una grande apertura rispetto alle proposte del Governo e rispetto alla richiesta dello scostamento dall’obiettivo di pareggio di bilancio. Anzi, fin dalla prima votazione sullo scostamento dal pareggio abbiamo chiesto che questo fosse subito di 100 miliardi di euro, che è l’obiettivo al quale poi è arrivato anche il Governo con quest’ultima richiesta che arriva per l’appunto a tale cifra. Se avessimo fatto subito come avevamo detto, ci sarebbe stato più margine, più respiro, più possibilità di avere una programmazione strategica migliore. Per senso di responsabilità abbiamo votato i primi due scostamenti e siamo stati decisivi in entrambi i casi, anche a causa del fatto che molti colleghi non potevano essere qui, perché erano nelle zone più colpite dalla pandemia. Ora arriviamo al voto sul terzo scostamento. Rispetto alla sostanziale chiusura a tutte le proposte che abbiamo visto nei mesi scorsi, abbiamo apprezzato le parole del ministro Gualtieri rispetto alla lettera che i tre leader del centrodestra hanno scritto. Abbiamo apprezzato che l’abbia citata e abbiamo apprezzato anche alcune sue dichiarazioni e aperture su punti specifici che abbiamo posto, in particolare su fisco, lavoro e pensioni, ma siamo rimasti ai verbi al futuro, agli impegni generici, di fronte ai tanti provvedimenti che sono già stati presi e che sono in corso di approvazione in Parlamento e quindi non ci sentiamo di dare la nostra approvazione a seguito di un’esperienza che non è stata positiva. Abbiamo visto le nostre proposte quasi sistematicamente respinte, tranne in rari casi, e temiamo che anche questa volta prevalgano le esigenze delle varie forze politiche che rappresentano e sostengono il Governo. Temiamo che prevalgano i tentativi, in particolare, di fare soprattutto spesa assistenziale, alla caccia di qualche riserva di voti vera o immaginaria per accontentare ora questo ora quel partner di Governo. Bisogna, invece, fare proprio il contrario. Bisogna dare impulso al Paese. È fondamentale, in questo periodo. Attraversiamo un momento, come è stato detto anche da molti esponenti della maggioranza, decisivo per il Paese. Per questo non si può escludere una parte del Paese minoritaria – sia pure non di molto, in quest’Aula – che pare maggioritaria nel Paese.

Non può essere escluso il contributo dell’opposizione rispetto a quello che dobbiamo fare per il Paese, perché le conseguenze di queste scelte non durano pochi mesi e neppure pochi anni, ma sono fondamentali. Se riusciremo veramente a far ripartire il Paese, allora ci saranno delle possibilità per tutti; altrimenti, saranno guai per tutti, indipendentemente poi da chi vincerà le prossime elezioni. Il punto è l’Italia, non sono le elezioni o questa o quella maggioranza.

Per questo, noi non voteremo contro la richiesta di un ulteriore scostamento dagli obiettivi del pareggio di bilancio ma ci asterremo, nella speranza di vedere la realizzazione di questi impegni. Noi saremo disponibili, come lo siamo sempre stati, ad andare nel merito, a fare le nostre proposte, a sostenere e mai avere atteggiamenti che neppure somigliano all’ostruzionismo. Noi siamo per portare avanti i provvedimenti, ma vogliamo che siano provvedimenti utili all’Italia.

Il Paese non può aspettare: ha già aspettato troppo. Mentre tanti, ad esempio, aspettano ancora il pagamento della cassa integrazione, tanti aspettano di avere un risultato dalle complicatissime pratiche sull’ecobonus e su altri vari bonus. Penso anche a quelli che pretendono che gli operatori del turismo anticipino soldi a favore dei cittadini; francamente, in questo momento è un’idea completamente folle e infatti quel bonus non viene usato.

Noi vogliamo dare il nostro contributo per arrivare all’obiettivo e, per questo, noi saremo pronti a dare una mano come l’abbiamo data fino ad oggi, anche in modo determinante. Il fatto è che noi abbiamo un’impostazione diversa rispetto alla vostra (non per nulla siamo su due fronti diversi). Noi siamo per quella ricetta che ha avuto risultati determinanti e ha determinato la crescita in tutti i casi in cui è stata applicata. Noi puntiamo sul lavoro. Noi puntiamo sulla grande sfida della libertà, sulle capacità creative degli italiani, dei lavoratori come degli imprenditori, capaci di cose straordinarie se non sono soffocati dalla burocrazia, dal fisco, dalla lentezza della pubblica amministrazione, per non parlare di quella della giustizia.

Da questa maggioranza, invece, vediamo troppo la tendenza a voler distribuire la ricchezza prima che sia stata prodotta e senza far nulla perché la ricchezza venga prodotta. Vediamo da parte vostra il sogno – un sogno che per noi è un incubo – di uno Stato che controlla ogni passo, ogni parola, ogni centesimo speso dai cittadini. (Applausi). In sostanza, è ancora la mentalità dei piani quinquennali dell’Unione Sovietica, ma dotata della tecnologia del XXI secolo. Una tecnologia che è un’opportunità straordinaria, se usata con le garanzie costituzionali a tutela delle libertà del cittadino, ma anche un enorme pericolo se viene usata con la mentalità dello Stato idolo e dello Stato onnipotente.

Noi pensiamo che vada fatta una moratoria in questo periodo. Bene la lotta all’evasione fiscale, ma, in questo momento, le cartelle esattoriali rischiano di far chiudere delle aziende; quelle aziende che, per pagare la cartella che temiamo arriverà loro tra qualche settimana, rischiano di chiudere definitivamente senza quindi pagare né quella né altre

Dei lavoratori perderanno il lavoro e la cassa integrazione, a parte il fatto che arriva in ritardo, non può essere certamente la soluzione alla mancanza di lavoro. Noi pensiamo che all’Italia non serva il bonus per comperare i monopattini, che stanno riempiendo i Pronto soccorso del nostro Paese, ma che serva piuttosto impulso all’infrastrutture. (Applausi). Quell’impulso era contenuto nella legge obiettivo messa in atto, a suo tempo, dal Governo Berlusconi, che ha prodotto investimenti e realizzazioni per 74 miliardi di euro: fatti, non programmati. Pensiamo che una legge di questo genere ci serva oggi, adattata alle esigenze di oggi.

Non ci servono obiettivi che non possono essere raggiunti dalla legge di semplificazione che avete presentato. Non serve, infatti, aggiungere burocrazia alla burocrazia. Questa è complicazione, non è semplificazione. Abolire gli appalti sotto i 5 milioni di euro, cioè l’88 per cento degli appalti del nostro Paese, vuol dire mettere fuori gioco tutte quelle piccole e medie aziende che sono la forza del nostro Paese. (Applausi). Per realizzare le opere pubbliche non si possono invitare soltanto gli amici e questo è quello che voi avete introdotto. Se gli appalti sono troppo lunghi e hanno procedure troppo lunghe, bisogna velocizzare le procedure e riformare la giustizia, per renderla rapida e affidabile, non abolire le procedure di garanzia.

Noi pensiamo, ad esempio, che l’ultima cosa che serve al Paese sia la nazionalizzazione di una delle più grandi aziende d’Italia, la società Autostrade, prendendo i soldi dei risparmiatori per fare questa operazione. Abbiamo visto i risultati che operazioni di questo genere hanno prodotto in Venezuela; noi non siamo il Venezuela, ma non dobbiamo neanche andare in quella direzione.

Noi pensiamo che occorra dare più libertà di assumere, non irrigidire il mercato del lavoro. Bisogna reintrodurre, almeno in questo periodo, i voucher; bisogna aiutare le famiglie, che sono la più grande azienda del nostro Paese, che forniscono educazione, cibo, cure, valori (Applausi), e non incentivare il non lavoro con il reddito di cittadinanza. Trasferire risorse dal reddito di cittadinanza alle famiglie sarebbe già un grande aiuto in un periodo di denatalità impressionante.

Non bisogna portare poi alla chiusura le scuole paritarie, mettendo in crisi anche quelle statali, che non sono in grado, già ora, di ospitare tutti gli studenti delle scuole statali: se arriveranno anche gli 800.000-900.000 studenti delle scuole private, dove si metteranno?

Ho concluso. Noi ci asterremo. La nostra astensione è una mano tesa agli italiani, per dare una mano all’Italia e agli italiani a risollevarsi. Anche voi tendete la mano verso gli italiani, comprendete le loro esigenze e ascoltate anche i consigli che ricevete dall’opposizione