IL NUOVO DECRETO CORONAVIRUS E LE FAKE NEWS SULLA “CHIUSURA DELLA LOMBARDIA”

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Premessa: se non è strettamente necessario evitate di spostarvi, evitate di andare in giro se non per motivi indifferibili, evitate di frequentare luoghi ove possono esserci assembramenti, lavatevi spesso le mani, e USATE LE MASCHERINE!

Ieri i cittadini lombardi (e non solo) hanno vissuto una giornata surreale, travolti e terrorizzati da una valanga di titoli apocalittici che annunciavano una presunta “chiusura della Lombardia”. Questa disinformazione di massa ha generato un panico incontrollato, tale da spingere qualcuno a correre in stazione e “scappare” con il primo treno disponibile, per paura di non poter più uscire dalla regione, aumentando ancora di più i rischi di diffusione del contagio.

Ma cosa è successo davvero? Per capirlo, è necessario mettere in fila i fatti.

Per ridurre la diffusione del Coronavirus, nel pomeriggio di ieri il Governo ha lavorato ad un nuovo DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri), così da rinnovare alcune misure e rafforzarne altre.
Alle ore 19, la versione preparatoria (bozza) del decreto è stata inviata ai presidenti di regione. È la procedura: i governatori devono essere sentiti prima dell’emanazione del decreto.
Poco dopo, la bozza viene diffusa su vari mezzi di informazione. Un fatto grave e inaccettabile.

Nella bozza di decreto, così come nel testo definitivo, però non si parla di “chiusura della Lombardia”. Non c’è alcun “divieto” ad entrare o uscire dalla regione. C’è una frase il cui significato appare del tutto evidente “evitare in modo assoluto ogni spostamento in entrata e in uscita” nonché “all’interno dei medesimi territori”. Ma questo non è un divieto: è un suggerimento, un’indicazione, un avvertimento forte e deciso che ben rappresenta la gravità della situazione, e dunque da intendersi come un accorato appello ai cittadini affinché evitino assolutamente spostamenti non necessari. Infatti in altre parti del decreto, ove si fa divieto di svolgere determinate attività, lo si esplicita in modo chiaro e tale da non lasciare dubbi sul significato delle parole “è fatto divieto”

Eppure, dall’istante in cui la bozza viene diffusa, su tutte le televisioni, i telegiornali, i siti in rete, e poi a seguire sui social network e nelle chat dei telefoni, si diffonde la notizia della “chiusura totale in ingresso e in uscita dalla Lombardia“”.

A quel punto è il panico. Qualcuno immagina l’esercito schierato ai confini. La gente impaurita si riversa nelle stazioni, sale in macchina o su altri mezzi e scappa via. Chi invece è fuori dalla Lombardia per una vacanza o per altre ragioni, corre indietro sperando di riuscire ad entrare nei confini lombardi prima di mezzanotte. Ma è tutto inutile, Perché non c’è mai stata alcuna “chiusura della Lombardia”, né nella bozza di decreto diffusa improvvidamente, né nel testo definitivo.
Un decreto che di fatto impone tante ulteriori necessarie restrizioni, ma sicuramente non chiude i confini della Lombardia in entrata e uscita.

Ora, di chi è la responsabilità per aver causato tutto questo panico? Può esserlo di una bozza di decreto diffusa anticipatamente, o di una “fuga di notizie”? Sicuramente inaccettabile che una bozza venga diffusa prima di essere approvata, ma parte della responsabilità va trovata anche altrove, in un’interpretazione errata, totalmente errata e fuorviante. Chi avrebbe dovuto commentarla con senno l’ha fatto inventando una vera e propria fake news: la “chiusura della Lombardia” è un falso epocale. Assente nel testo, è inspiegabilmente comparsa ovunque. Non ci saranno, e non ci potrebbero essere, posti di blocco ai confini della Lombardia e delle altre provincie interessate, per impedire gli spostamenti delle persone, ma solo una forte attività di dissuasione al fieni evitare gli spostamenti non necessari. E’ stato possibile farlo solo in zone molto limitate, quelle dei primi casi di contagio, i cluster cosiddetti “zona rossa”.

Il mio pensiero, oggi, non va soltanto a chi è stato contagiato dal Coronavirus, a chi sta combattendo contro questo male, a chi sta lavorando senza sosta con impegno e dedizione per far fronte all’emergenza. Va anche agli oltre 10 milioni di cittadini che vivono in Lombardia e alle loro famiglie, amici e conoscenti, che nell’arco di poche ore si sono visti terrorizzare dagli effetti della disinformazione. Purtroppo non è neanche la prima volta che accade.

È un momento difficile, per tutti. Stiamo dando il massimo, ad ogni livello. Governo e istituzioni lavorano giorno e notte per aiutare i cittadini, per sostenere imprese, lavoratori, famiglie. Dobbiamo essere uniti, comprensivi e collaborativi. Soltanto così riusciremo ad uscire da questa emergenza.
Soprattuto per chi ha ruoli istituzionali, tra i quali considero anche quello dell’informazione, serve responsabilità e senso del dovere.

E se potete evitare di spostarvi, di andare in giro, evitatelo… anche questo oggi è un atto di patriottismo!
Coraggio!