Il nuovo ordine erotico. Il libro di Fusaro che racconta l’amore senza certezze

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La società attuale è sempre più fluida e con sempre meno certezze. Non solo in ambito politico o economico, ma anche nelle relazioni interpersonali e affettive. Su quest’ultimo aspetto il giovane filosofo Diego Fusaro ha dedicato un libro, dal titolo Il nuovo ordine erotico, dove analizza le problematicità di una società moderna che non dà importanza alla stabilità coniugale, affettiva e sentimentale. Si finisce così per vivere tutto alla giornata, senza progettualità e senza neanche immaginare il futuro.
Come nasce l’idea di questo libro?

«Il libro in verità nasce con costola di un più ampio lavoro e una più ampia riflessione sulle figure del capitalismo flessibile e che è sfociato poi nella pubblicazione, nel 2018, di un libro dal titolo Storia e coscienza del precariato. La parte sulle forme sentimentali, familiari e affettive è stata trasformata in un libro a se stante, questo appunto. In effetti è un po’ un tentativo di analizzare la precarietà dall’ambito lavorativo a quello sentimentale, perché l’idea di fondo è che l’odierno capitalismo flessibile va a colpire non solo il laboro ma tutti gli ambiti della vita, compreso quello sentimentale e familiare».
Quali i punti centrali e più importanti?

«Il libro è strutturato in quattro temi: il primo è una sorta di ricostruzione della filosofia dell’amore, partendo da Platone, passando ad Agostino d’Ippona e Tommaso d’Aquino, per arrivare a Kant, Hegel e i contemporanei. La seconda parte è un tentativo di dimostrare come oggi, nell’epoca del capitalismo flessibile, l’amore viene disgregato dalle forme consumistiche di un eros che diventa precario, puro godimento individuale, dove l’altro è permanentemente assente. Come il liberista in economia aggredisce la stabilità etica dello Stato, così il libertino nell’ambito dell’economia erotica aggredisce la figura della stabilità sentimentale, ovvero l’amore solido che si configura nella vita familiare. Questa è infatti la terza parte del libro che riguarda la famiglia come momento dell’amore che si eticizza, un nucleo stabile e comunitario. Come diceva Hegel, nella vita familiare l’uomo non dice della donna soltanto che è carne della sua carne, ma che è anche spirito del suo spirito. L’ultima parte del libro parla dell’ideologia gender, ovvero l’ideologia che glorifica il nuovo ordine erotico della precarietà sentimentale, la cui forma è “love is love”, che è l’equivalente della formula liberista “business is business”, dove tutto è indistintamente amore perché in realtà l’amore diventa il godimento dell’individuo. In economia si mira al plusvalore, così nell’amore si mira al plus-godimento, ovvero arrivare quanto più possibile al godimento, senza più alcuna forma di progettualità, senza che l’amore stesso sia vincolato a familiare e procreativo».
Quando si parla di famiglia ovviamente si pensa alle nuove generazioni, qual è la loro percezione su queste tematiche?

«Naturalmente il libro è stato letto anche da molti giovani. Purtroppo però i giovani sono anche quelli che stanno subendo più di tutti le forme del precariato sia economico che sentimentale. Per un verso vengono privati del contratto stabile, dall’altro in ambito erotico vengono privati della possibilità di farsi una famiglia e in più vengono indotti a pensare che ciò sia un bene perché la famiglia viene etichettata come retrograda, paternalistica, patriarcale»
Un ruolo importante è rivestito e tocca le donne, tanto nella famiglia quanto soprattutto per l’utero in affitto. Qual è la risposta delle donne e il loro approccio?

«Una parte del libro, nell’ultimo capitolo, è dedicata proprio all’abominio dell’utero in affitto, che è l’apice di questa mercificazione della dimensione erotica. L’utero in affitto è infatti la concezione della donna come fosse un magazzino e del bambino come se fosse un prodotto on demand. L’utero in affitto, paradossalmente, da alcune donne viene visto come un’emancipazione rispetto alle forme patriarcali di famiglia e di relazione. Il paradosso di chi, praticamente, ama le proprie catene, perché l’utero in affitto è l’esaltazione del capitale non di certo dell’emancipazione. Anche perché l’utero in affitto non fa altro che riconfermare e ribadire il classismo di questa pratica e della società moderna»

Salvatore Tropea                                                                                                                                       fonte