Il Papa all’Angelus: la fede è gioia di essere al servizio gli uni degli altri

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Il Papa al termine dell’Angelus invita ad accompagnare con la preghiera i lavori del Sinodo per l’Amazzonia. Francesco prende spunto dalla Parabola del servo disponibile per mettere in risalto la via di una fede che non chiede ricompense e riconoscimenti. “Nulla è impossibile a chi ha fede” ricorda inoltre Francesco invitando a guardare con speranza alle vicende alterne della vita

Marco Guerra – Città del Vaticano

Papa Francesco attinge alla Parabola che il Vangelo di Luca narra in questa domenica per approfondire il tema della fede, mettendo a fuoco due “immagini”, quella del granellino di senape e quella del servo disponibile. Ed è sul primo spunto della odierna pagina evangelica che si sofferma il Santo Padre:

Gesù, dunque, vuole far capire che la fede, anche se piccola può avere la forza di sradicare persino un gelso. E poi di trapiantarlo nel mare, che è una cosa ancora più improbabile: ma nulla è impossibile a chi ha fede, perché non si affida alle proprie forze, ma a Dio, che può tutto.
Fede non superba

La riflessione del Papa mette dunque al centro una “fede che non è superba e sicura di sé”, ma che nella sua umiltà “sente un grande bisogno di Dio” e si “abbandona con piena fiducia a Lui”:

È la fede che ci dà la capacità di guardare con speranza le vicende alterne della vita, che ci aiuta ad accettare anche le sconfitte, le sofferenze, nella consapevolezza che il male non ha mai, non avrà mai, l’ultima parola.
Il servizio

Ma come è possibile comprendere se la nostra fede è veramente genuina, pura e schietta? Per rispondere a questo interrogativo Francesco indica il secondo insegnamento della Parabola che dà misura della fede: il servizio. Il Pontefice spiega poi che la figura di un padrone prepotente e indifferente “fa risaltare l’atteggiamento di disponibilità del servo”. Francesco indica quindi il significato più profondo di questa vicenda:

Gesù vuole dire che così è l’uomo di fede nei confronti di Dio: si rimette completamente alla sua volontà, senza calcoli o pretese. Questo atteggiamento verso Dio si riflette anche nel modo di comportarsi in comunità: si riflette nella gioia di essere al servizio gli uni degli altri, trovando già in questo la propria ricompensa e non nei riconoscimenti e nei guadagni che ne possono derivare. È ciò che insegna Gesù alla fine di questo racconto: “Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”