Il pasticcio dei vaccini è servito e rischia di affondare l’Unione Europea

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Ricostruiamo le tappe del rapporto con AstraZeneca.
Il 27agosto 2020, quando l’EMA non ne aveva ancora vidimato il vaccino, l’Europa firmò un contratto con AstraZeneca per la consegna di 300 milioni di dosi nei primi sei mesi del 2021. A fine gennaio cominciarono ad accumularsi ritardi nelle consegne. Intanto Macron dichiarava: “esistono poche informazioni sul vaccino britannico” che potrebbe essere “quasi inefficace per le persone di più di 65anni”. Il 30 gennaio l’AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, autorizza AstraZeneca ma sconsigliandone l’uso “per i soggetti più anziani e/o più fragili. A febbraio, polemica tra Unione e Regno Unito, che produce quel vaccino e se lo tiene (non c’è un decreto o una legge, ma l’autorità britannica è nel Board di Astra Zeneca). A febbraio, giornali anglosassoni deniunciano che la Germania ha quei vaccini ma non li sta usando. È di marzo l’intervento di Draghi che blocca l’esportazione di AstraZeneca verso l’Australia come ritorsione per i ritardi nelle consegne. Fino ai fatti più recenti. Un istituto di ricerca tedesco avanza dubbi sulla sicurezza del vaccino e a ruota Germania, Francia, Italia, Spagna ne sospendono l’uso.
Questo per la storia. Mentre scrivo L’EMA, agenzia europea del farmaco, sta sostenendo che il vaccino è sicuro. In Italia e in Francia i quotidiani in edicola affermano che il rischio del Covid -in Italia ieri 502 morti, nell’Ile de France terapie intensive sature- è assai più grave di quello, ridotto, di incorrere in embolia o trombosi. Per il Corriere, Draghi e Macron, irritati con Angela Merkel per il blocco, sarebbero d’accordo per ripartire subito con le iniezioni di AstraZeneca. Anche la Von der-Leyen dice di volersi vaccinare con quel vaccino. Ma intanto –Repubblica sottolinea- l’Unione ha sottoscritto un nuovo accordo con Pfizer per altre 10 milioni di dosi. Pfizer, Moderna, Johnson & Johnson sono vaccini prodotti negli Stati Uniti, paese che non ha ancora autorizzato AstraZeneca.
Mi par chiaro come il principio di precauzione -bisogna rispondere alle inquietudini per il numero, sia pure contenuto, di decessi imprevisti dopo l’inoculazione-, il conflitto tra i colossi di Big Pharma -per un affare da 150miliardi-, l’attrito fra Europa e Regno Unito -ieri è stata aperta una procedura d’infrazione sulla Brexit-, la resistenza sia dei tecnici sia dei politici ad ammettere gli errori commessi, tutto ciò si aggroviglia in un nodo intricato. E il rischio più grave -il Caffè non nasconde la testa sotto la sabbia!- è che il pasticcio sui vaccini affondi l’Europa, già sotto pressione.
Biden sta cambiando l’America. Basti pensare ai 1900 miliardi per famiglie, sanità, studenti, disoccupati e all’intenzione di aumentare le tasse ai ricchi. Ma rilancia la sfida con la Cina -ieri il Segretario di Stato era in Giappone per un summit con gli alleati del Pacifico-, si guarda in cagnesco con Putin -CNN accusa il russo di aver sostenuto Trump nelle elezioni dello scorso anno-, non sembra disposto a concedere all’Europa né la remissione dei dazi né troppa autonomia dalla NATO sugli scenari di crisi. La Cina è ormai la prima potenza economica e non sembra disposta a farci sconti. La Russia l’abbiamo alle porte di casa, in Libia. Poi c’è il problema del Medio Oriente. I sauditi, messi in punizione dagli USA per l’assassinio Kashoggi, hanno costruito una lobby potente -ed è questo il senso del contratto con Renzi-, Israele -messa in mora dal Tribunale dell’Aja per crimini di guerra a Gaza- lancia accusa di “antisemitismo” e sfida l’Europa sui vaccini. Il Regno Unito fa lo stesso, con Brexit e vaccini.
La previsione del Caffè secondo cui i cambiamenti sulla scena mondiale avrebbero portato l’Unione a unirsi, forse persino a rifondarsi, è dunque messa dura prova dalla velocità con cui evolve la situazione e dalla lentezza con cui l’Europa sta reagendo, stretta com’è tra istituzioni comunitarie né federali né confederali e l’autonomia divergente dei Paesi sovrani.