IL PD AL LAVORO PER UN ‘PIANO INFANZIA’, NON LASCIARE IL COMPITO SOLO ALLE FAMIGLIE

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Condivido con voi questo impegno e queste parole di Nicola Zingaretti:

Le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi sono stati i primi a subire le conseguenze del Coronavirus, con la chiusura delle scuole e la brusca interruzione dei loro normali percorsi di crescita e formazione.

Con il nuovo decreto del Presidente del Consiglio, il Governo ha indicato le prime regole e le prime scadenze per la “fase 2”. Ora è necessario che questo percorso si arricchisca con un “Piano Infanzia”, un pacchetto di misure specifiche pensato sui bisogni dei più piccoli. Il PD ci sta lavorando, ed è pronto a dare il proprio contributo: perché si riparta davvero, è fondamentale affrontare la grande questione di come riportare bambini e ragazzi a una vita il più possibile normale, già prima della riapertura delle scuole prevista per settembre.

Il distanziamento sociale ha sconvolto abitudini e portato cambiamenti nella nostra vita quotidiana. Un’esperienza traumatica, in cui ancora siamo immersi che dovrà continuare e che ha coinvolto tutte e tutti. Le bambine e i bambini hanno dovuto rinunciare alle passeggiate, alla scuola, alle attività sportive e ricreative. Hanno dovuto fare a meno di quel fondamentale momento di crescita individuale e sociale che è il gioco insieme ai loro coetanei. È stato, ed è, un grande e necessario sacrificio. Che si è abbattuto sulle loro vite, purtroppo anche acuendo le diseguaglianze: sappiamo che il 42 per cento dei minori vive in case troppo piccole; il 7 per cento è vittima di disagio abitativo, un bambino su tre non possiede un pc e quindi non ha possibilità di accedere alla didattica a distanza.

Alcune misure per aiutare la vita dell’infanzia in questa complicata fase sono state prese. Per esempio, la Regione Lazio ha siglato un protocollo sui servizi socio educativi, assistenziali e sanitari, ha investito 3,5 milioni sulla formazione a distanza, ha destinato 6 milioni sugli asili pubblici e privati convenzionati. Anche il Governo nazionale ha approvato varie misure, come bonus baby sitter e congedo parentale, per sostenere le famiglie.

Adesso però è necessario fare nuovi passi in avanti, costruire il ritorno alla vita delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi. Lo dobbiamo ai più piccoli e alle loro famiglie, che devono potersi organizzare.

A maggio con cautela, ponendo sempre grande attenzione alla tutela della salute di ciascuno e della collettività, riapriranno alcuni luoghi di lavoro. Questo significa ripensare orari, trasporti, tempi di vita.

Come la ripartenza coinvolgerà i più piccoli è una questione che riguarda noi tutti, che non può essere lasciata solo sulle spalle delle donne e delle famiglie. Va bene prorogare le misure di sostegno già in essere, ma ci serve un vero e proprio piano per le bambine e i bambini, una grande alleanza tra famiglie, mondo educativo, sportivo, terzo settore, enti locali. È necessario pensare a un nuovo modo di organizzare i servizi educativi, ludici, sportivi in un’ottica di protocolli sanitari e gestionali con strategie condivise dai diversi attori coinvolti. È necessario il protagonismo delle realtà associative del settore, per definire piani di intervento articolati e vincolare risorse certe. Sarà utile costituire gruppi di intervento locali (a livello di Comuni associati o di ambito) che mettano insieme servizi sociali, sanitari, scuola, autorità giudiziarie e terzo settore, capaci di coprogettare interventi a favore dei minori vulnerabili. Bisognerà rafforzare i servizi di assistenza psicologica per chi, in un’età difficile come quella dell’adolescenza, ha vissuto un trauma profondo.

Senza sciogliere il nodo fondamentale della vita dei bambini e dei ragazzi, non si può parlare davvero ripartenza. Immaginare nuove forma di socialità, guardare in modo nuovo ai nostri spazi comuni, parchi, cortili, giardini. Sperimentare l’outdoor education, laboratori a piccoli gruppi, l’assistenza educativa domiciliare per i minori con disabilità. Sostenere i Comuni in questo sforzo.

Si dice nulla sarà come prima. È vero, ma dobbiamo scommettere sull’obiettivo che il mondo dopo il Coronavirus sia migliore di quello di prima. E questo significa anche saper investire sul nostro futuro, sulle bambine e i bambini, e ragazze e i ragazzi di oggi, che faranno l’Italia di domani.