Il piano nazionale di ripresa e resilienza è stato presentato come una occasione storica

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In effetti lo è

Peccato che non ci sia tempo per discuterne e per coinvolgere le forze sociali e quelle istituzionali.
Al momento, da una lettura dei giornali emergono alcuni punti.
Draghi, diversamente dal governo precedente che aveva deciso di prendere i finanziamenti a fondo perduto ma solo metà di quelli a prestito, ha deciso di accedere all’intero pacchetto di risorse.
È l’idea giusta di Draghi secondo cui esiste un “debito buono” ed è una ottima sfida per la crescita di tutto il Paese.
Diminuiscono invece le risorse per la sanità. Se fosse vero si tratterebbe di un errore a cui si deve rimediare perché non c’è nessun paese moderno senza una sanità di qualità e per tutti.

Sembra che sia stata inserita la riforma del fisco. Naturalmente, speriamo, non la tassazione uguale per tutti che vorrebbe la Lega, ma una riforma progressiva basata sul principio che chi più ha più deve pagare. Al Sud sono giustamente destinate una quantità importante di risorse, quel 40% voluto da Ciampi e poi sempre disatteso. Il governo e il monitoraggio della spesa è, giustamente a mio parere, fortemente centralizzato anche se gli enti locali e i territori dovranno, sotto controllo, gestire quasi la metà delle risorse.

Dal punto di vista tecnico, sembra che sia stato fatto un buon lavoro che l’autorevolezza di Draghi rende più forte sia verso l’Europa sia, all’interno, dagli attacchi delle corporazioni e dei gruppi di potere. Rimangono, a mio avviso, sullo sfondo alcuni problemi drammatici che riguardano la questione sociale e dell’occupazione. Gli effetti sul lavoro si vedranno col tempo, in quattro anni quando si dovrebbe tornare allo stesso livello occupazionale del 2019.

E intanto che possiamo dire al milione di poveri in più e al milione di disoccupati in più, a cui se ne aggiungeranno altri con lo sblocco dei licenziamenti?
Occorrerebbe che fossero predisposti piani per il lavoro nei vari settori del sociale, della cultura e formazione e dell’ambiente, rivolti ai giovani e ai disoccupati. Inoltre, non si parla di riforma del mercato del lavoro. Non si affronta il tema della qualità sociale della ripresa decidendo di ridurre e mettere sotto controllo il lavoro precario e di predisporre uno statuto dei lavori che garantisca una tutela generale per tutte le forme di di lavoro dipendente e autonomo.

Ma tanto la questione della piena occupazione come quella della qualità sociale della ripresa riguardano i temi della giustizia e della redistribuzione della ricchezza. Sono temi che non si possono certo affrontare con questa maggioranza. Eppure, io sono convinto che se il PD e la sinistra in genere non li metteranno al primo posto del loto impegno politico perderanno la grande occasione di provare a rappresentare coerentemente il mondo del lavoro e i ceti meno abbienti. La ripresa senza giustizia sociale non può quella che noi vogliamo.
Dobbiamo batterci per una ripresa umana che metta al centro la persona e il lavoratore.