«Il recupero delle aree abbandonate è tendenza europea»

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BELLUNO – Ultima tappa del progetto UrbaBio in Francia, ad Annecy, dove a rappresentare il Comune di Belluno era presente l’assessore alle politiche ambientali, Stefania Ganz: «Anche qui, come a Belluno, si punta sul recupero delle aree abbandonate, anche sotto il profilo ambientale. Quello della rigenerazione è un tema dal deciso respiro europeo, e iniziative di confronto e di scambio di esperienze come questa rafforzano ancora di più il nostro impegno in questa direzione».
La delegazione ha infatti potuto osservare da vicino il connubio tra città e fiume e i progetti messi in atto per aumentare la biodiversità urbana: «Nei tratti fluviali sono stati realizzati interventi di riqualificazione di ingegneria ambientale, mentre nei parchi cittadini vengono coniugati aspetti culturali, ambientali e di sostenibilità. – spiega Ganz – Sono tutte iniziative interessanti, che possono essere d’ispirazione e “copiate” nelle realtà aderenti al progetto».
Qualche esempio? «Nei quartieri residenziali, nelle isole verdi sono stati realizzati degli orti urbani, dove i cittadini coltivano frutta e ortaggi per l’autoconsumo; in centro città, presto partiranno i lavori per il recupero delle vecchie stalle e maneggi e la loro trasformazione in luoghi aperti alla popolazione, per destinarli alla rinaturalizzazione dell’area con specie autoctone. – spiega l’assessore – Sempre in questa direzione, abbiamo potuto osservare da vicino il progetto degli “apiari urbani”, aree che incentivano il ciclo della biodiversità grazie alla presenza di diverse specie di piante e uccelli, oltre alla fondamentale presenza delle api, la cui sopravvivenza è sempre più a rischio a livello globale».
Iniziative che accomunano le realtà aderenti a UrbaBio: anche a Belluno, infatti, sono attivi da anni gli orti sociali, così come i progetti di rigenerazione urbana, che tra le Dolomiti hanno interessato anche edifici e aree abbandonati o in stato di degrado (come le ex caserme Piave e Fantuzzi, la scuola Gabelli, il ponte sul Gresal,…), oltre al Parco Fluviale di Lambioi, poi distrutto dal passaggio della tempesta Vaia.
«Il paesaggio naturale qui entra in città, e li si fa convivere. – conclude Ganz – Questi due mondi si integrano sotto il profilo ambientale, culturale e urbanistico, in una realtà a misura di cittadino e nel rispetto della biodiversità: un esempio per tutte le città alpine con una visione moderna ed europea».

Il progetto UrbaBio, promosso dall’Associazione Città Alpina dell’Anno, si propone un riutilizzo sostenibile delle aree di riconversione esistenti e vuole dare un forte contributo alla biodiversità nei contesti urbani, anche con occasione di confronto e discussione tra le realtà coinvolte.
Le città coinvolte nel progetto sono Belluno (da dove il progetto ha preso il via lo scorso settembre) e Trento per l’Italia e Chambery e Annecy per la Francia.