Il sogno di vivere / oltre la mostra di Giulia Bruno

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Mai come oggi le immagini delle fotografie di Sebastiao Salgado (Exodus. In cammino sulle strade delle migrazioni, a cura di Lélia Wanick Salgado, Fondazione Pistoia Musei, Palazzo Buontalenti – Antico Palazzo dei Vescovi, 2020) confermano l’urgenza della presa di coscienza delle ininterrotte migrazioni umane che, palcoscenici di tragedie sconfinate come causa o come effetto, sconvolgono l’intero Pianeta.

Li chiamano gli “ultimi della terra”, sono i milioni di uomini che fuggono dalla propria patria, spinti da carestie, guerre, violenze, catastrofi naturali, per cercare la Terra Promessa. Per 180 volte il fotografo brasiliano racconta con grande rispetto, comprendendo e partecipando, sofferenza, disperazione, fatica, di individui che, soli o uniti in maree inarrestabili, spinti dalla paura o dalla povertà, cercano un luogo dove poter realizzare il sogno, a volte, solo di vivere.

Oggi, come nelle immagini che Salgado ha fissato seguendo per anni le migrazioni di massa, leggiamo la condizione di profugo negli occhi troppo spesso spenti di uomini e bambini o negli sguardi risoluti delle donne.

Siamo di fronte a persone sopravvissute a drammi spaventosi, a viaggi inimmaginabili per finire arenati in campi ‘per rifugiati’ a un soffio dalla possibilità di riscatto umano, o rimandati indietro a ricominciare infinite volte il viaggio della speranza.

Assistiamo (indifferenti? spettatori più o meno informati?) alla sofferenza dell’uomo che con volontà, dignità e coraggio decide di sradicarsi spinto dal miraggio di un’esistenza degna, senza sapere se la sera sarà ancora vivo.

Le immagini di bambini, apparentemente abituati o incuranti della malvagità umana che si mettono in posa davanti alla macchina fotografica o alla telecamera dello straniero, parlano di un futuro negato a gran parte del genere umano.

Ricordiamoci, e riprendo le parole di Sebastiao Salgado, “che il genere umano è uno. Vi sono differenze di colore, di lingua, di cultura, di opportunità, ma i sentimenti e le reazioni di tutti gli individui si somigliano”.

Cerchiamo di riflettere sul primordiale bisogno di sopravvivenza dell’umanità che fugge da villaggi distrutti, stragi razziali, flagelli naturali.

La pandemia che ha colpito il mondo non ha risparmiato i cosiddetti Paesi ricchi: saremo costretti anche noi a cercare la sopravvivenza emigrando magari su Marte, come ventilano alcuni?

Smettiamo di guardare dall’altra parte davanti agli occhi terrorizzati dei naufraghi raccolti tra le onde nere e fredde del Mediterraneo o di fronte all’esibizione mediatica dell’angoscia di chi ha solo l’ambizione di vivere.