IL SORRISO DELLE DUE GIOCONDE

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Non tutti sanno che il Palazzo di Montecitorio dove ha sede la Camera dei Deputati è anche un importante museo. Centinaia e centinaia sono i quadri e le sculture, una parte dei quali è in mostra nei vasti corridoi e nelle sale e un’altra parte rimane custodita nei locali di deposito, restando sottratta alla pubblica fruibilità.

Tra i capolavori custoditi negli uffici della Prefettura della Camera dei Deputati c’è una copia della Gioconda, il quadro più famoso al mondo, che Leonardo Da Vinci vendette nel 1516 a Francesco I, Re di Francia portandoglielo di persona, che attrae milioni di visitatori che ogni anno affluiscono al Louvre di Parigi per ammirarlo.

Dietro la “copia” di Montecitorio è visibile un bollo rosso di ceralacca; il sigillo con le insegne imperiali di Napoleone Bonaparte. Quel che si sa è che l’opera arrivó anche essa in Francia ed entrò a far parte della collezione del cardinale Fesh, zio di Napoleone per poi transitare nella collezione di famiglia del ramo francese dei Torlonia e rientrare in Italia.

Il restauro dell’opera, riportando alla luce le tinte fresche tipiche di Leonardo, ha originato più che il sospetto la quasi certezza che si tratti di un secondo originale che aveva preso la via della Francia. Prove difficilmente contestabili dell’attribuzione della paternità dell’opera a Leonardo piuttosto che alla sua scuola sono la qualità e la posizione delle mani e l’inimitabile sorriso della Gioconda, che mise a dura prova l’impegno (e la resistenza) di Leonardo il quale impiegò anni per giungere alla sua definizione, con l’ausilio della musica, accompagnato da un’orchestra che gli ispiró la difficile opera di rifinitura.

Il sorriso delle due Gioconde, quella del Louvre e quella della Camera dei Deputati è lo stesso. Ed è probabile che quest’ultima, piuttosto che una copia di bottega, sia un secondo originale.

Un’altra copia della Gioconda è esposta presso il Museo del Prado a Madrid ed è di sicura attribuzione degli allievi di Leonardo. O l’italiano Francesco Melzi o gli spagnoli Fernando Yanez de la Almedina e Fernando de los Llanos.

La Gioconda di Montecitorio, dietro l’enigmatico sorriso, nasconde probabilmente il segreto della sua diretta provenienza dal pennello di Leonardo. Ne sapremo di più appena che l’Accademia dei Lincei presenterà il quadro restaurato nelle prossime settimane a Roma.