Il testamento biologico di Berlusconi

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Siamo riusciti a entrare in possesso di una copia autentica del testamento biologico del presidente Silvio Berlusconi firmato in segreto, alla presenza del notaio Bruno Vespa. Lo pubblichiamo integralmente, scusandoci per la violazione della privacy, ma prima che arrivino i media e i magistrati, preferiamo renderlo noto noi senza commenti:

Io Berlusconi Silvio ho deciso di donare i miei organi all’umanità nel giorno remoto della mia dipartita per donare vita al prossimo e continuare a vivere, seppure in forma rateale. Ed ho così disposto alla presenza del notaio Bruno Vespa e dei testimoni Alberti Casellati Maria Elisabetta e Bernini AnnaMaria, la seguente suddivisione del mio corpo:

Lascio i miei occhi a Santa Madre Chiesa perché chiuda un occhio sui miei peccati, in isconto di quel che offrii in video agli occhi dei telepeccatori. Lascio così alla Chiesa l’otto per mille del mio corpo in cambio del vaucher per il paradiso.

Lascio il mio cuore a Mediaset, non solo per ragioni affettive ma anche perchè lo possa mostrare nella teca di vetro della tv a milioni di spettatori devoti nella festa del Sacro Cuore di Silvio.

Lascio il mio fegato a Lario Veronica che me lo ha già consumato in vita, insieme al patrimonio.

Lascio il mio sangue a Barbara d’Urso perché possa organizzare a ogni mia ricorrenza il miracolo della sua liquefazione in diretta, con tanti sponsor.

Lascio il braccio destro a Confalonieri Fedele perchè lo fu già in vita.

Lascio il braccio sinistro a Dell’Utri Marcello per bilanciamento e per risarcirlo delle mie ultime dimenticanze.

Lascio i miei capelli a Letta Gianni perché li cotoni amorevolmente ogni giorno, come se fossero i suoi.

Lascio il mio viso rifatto a Conte Giuseppi perché si rifaccia il suo, che ha perduto.

Lascio le mie mani attaccate alle tette morbide delle olgettine, secondo il rito ambrosiano del bunga bunga, perchè è un vero peccato staccarsene.

Lascio le mie gambe al Monza perché i menischi di riserva servono sempre.

Lascio la mia lingua a Ghedini Nicolò che ha consumato la sua in mia difesa e devozione.

Lascio il mio naso a Tajani Antonio che saprà soffiarlo all’occorrenza.

Lascio la mia dentiera con sorriso permanente a Landini perchè ne è carente.

Lascio i miei polmoni a Previti Cesare per dargli finalmente un’ora d’aria.

Lascio le mie scapole alle guardie del corpo che per una vita mi guardarono le spalle.

Lascio le mie orecchie grandi a Renzi Matteo, per sostituire le sue, da Star trek.

Lascio il mio osso sacro a Formigoni Roberto, visto che l’hanno ridotto all’osso e crede nel sacro.

Lascio i due emisferi del cervello ai grillini perché so che li lasceranno intonsi.

Lascio il mio scheletro al sindaco di Milano perché lo esponga alla venerazione della Città che finora si è dovuta accontentare degli scheletri di Leonardo da Vinci, un mio confusionario predecessore che mi dipinse mentre cenavo per l’ultima volta con una dozzina di amici fidati (eccetto uno).

Lascio i miei testicoli…no, maligni, a nessun ministro; li lascio invece a Zingaretti Nicola per compensare la sua carenza o per aumentare la base del suo partito.

Lascio i miei baffi a Mattarella Sergio perché non li ho mai avuti.

Lascio il mio ombelico a Casini Pierferdinando perché come lui sta al centro, capeggia il ventre molle, fa bella mostra di sé ma non serve a nulla.

Lascio i miei piedi a Salvini Matteo e Meloni Giorgia perché camminino sui miei passi.

Lascio le mie scarpe magiche a Renato Brunetta perché possa sentirsi rialzato, all’altezza del genere umano.

Lascio la bile a Di Pietro Antonio che già provvide a farmela versare.

Lascio la milza a Liberi e Uguali perché è rossa, collocata a sinistra e non si sa bene a cosa serve.

Lascio la coratella ai gatti, ai telegatti e quel che avanza delle mie viscere ai comunisti perché sono sempre stato un anticomunista viscerale.

Lascio l’orifizio anale ai magistrati rossi perché continuino le loro meticolose introspezioni, lasciando a Travaglio Marco l’analisi dei peli limitrofi.

Lascio il mio lettone a Putin Vladimir, che lo usò una volta e io me lo rivendetti col suo nome mille volte.

Lascio il mio posteriore al mio postero successore, che non avrà il mio talento ma abbia almeno il mio culo.

Lascio il mio pene… no non lo lascio, dottor Vespa, lo porto via con me; non si sa mai se in paradiso, come dice Allah, ci toccano davvero le settanta vergini…                                                                             (Marcello Veneziani)