Il voto in Emilia-Romagna indica due cose

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Che un certo tipo di politica populista e demagogica alla lunga ha il fiato corto e che il buon senso e la capacità amministrativa di un candidato possono prevalere. Salvini in questa campagna elettorale ha toccato il fondo sul piano etico e politico: citofonare a una famiglia e chiederle in diretta social se spaccia grida vendetta a Dio, oltre a essere un’offesa alle persone coinvolte.

Quanto a Bonaccini: indipendentemente dall’appartenenza politica, è un ottimo amministratore, pragmatico, pratico, non a caso artigiani e imprenditori e mondo liberale lo hanno sostenuto (basta vedere il risultato della sua civica). Salvini invece ha puntato solo su se stesso, candidando la Borgonzoni che ha zero esperienza amministrativa. Questo, se vogliamo, conferma anche come la Lega salviniana – al netto di qualche eccezione – non ha una classe dirigente all’altezza sui territori e si è ridotta a partito di yesman senza voti e calati dall’alto.

Il voto in Emilia-Romagna non avrà effetti nell’immediato, ma è una segnale positivo che dà il via a una nuova tendenza: dopo anni di populismo, il buon senso torna di moda.