Ildefonso Falcones – La mano di Fatima – Milano, Longanesi, 2009, 914 p. (183)

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…e tre: La mano di Fatima è il terzo romanzo di questo bravo scrittore che racconta, ambientandole nella storia della Spagna che va dal 1568 al 1612, le alterne vicende di un ragazzo, Hernando, “moresco”, di credo mussulmano, che diventa uomo e che vive “un destino crudele” fino alla gioiosa fine delle disavventure, dopo aver superato mille ed una peripezie (i ragazzi, personaggi principali dei romanzi precedenti si chiamavano Arnau e Hugo), questa volta trattando un soggetto “moresco” di Credo musulmano.
Diciamo subito che il testo è pregno di violenza e crudeltà, forse non adatto a tutti, ma superato questo ostacolo la trama ti si attacca addosso e non ti molla fino a quando non arrivi alla fine, se non altro per capire cosa s’inventa Falcones per rendere la vita così difficile a quel pover’uomo ed alle sue due mogli (una cristiana, Rafaela, ed una mussulmana, Fatima) tra cui alla fine dovrà per forza scegliere..) e relativi figli (due da una parte 5/6 dall’altra!).
Assodate le buone capacità narrative, descrittive e creative, il lettore sarà portato a concentrarsi sui fatti minuti narrati, forzatamente spinto nel periodo storico che pesantemente condiziona gli avvenimenti; soprattutto le varie cospirazioni e sommosse e i tentativi di rivolta di quella minoranza credente in Allah che tante atrocità ha subito dai cristiani (ma le ha anche loro fatte) senza raggiungere alcun risultato nel tentativo di migliorare la sua sorte. D’altra parte è noto quanto cattolico sia sempre stato questo paese, fino a giungere al definitivo allontanamento di tutti i “moreschi” da tutte le città (circa trecentomila anime, tranne i minori sotto i 6 anni, ritenuti ancora recuperabili alla fede cristiana) tra gli anni 1609 e 1612.
In questi fatti veri si colloca la nostra storia, in cui Hernando Ruiz da Juviles, alias Ibn Hamid, vivente nella tormentata terra delle Alpujarras e figlio di un prete che ha violentato una “moresca” e che tutti i cristiani chiamano “il Nazareno”. E’ un giovane attento, curioso, aperto e che, col tempo, impara a sapersela cavare e anche ad aiutare il prossimo: salva cavalieri cristiani, bambine sole ed abbandonate, altri giovani e suoi corregionali confedeli… in cuor suo sempre nel nome di ”…sia sempre benedetto… di Allah akbar”.
Questi eroismi lo porteranno ad avere degli onori, momentanei, ma anche a subire vendette tremende da parte delle due parti religiose, di volta in volta a turno potenti.
Il tema religioso è qui anch’esso riportato a fatti storici veramente esistiti: ritrovo di reliquie, i Libri Plumbei, la pergamena Turpiana, la medesima “stima e rispetto” per Maria/Myriam da parte dei cristiani e degli islamici,… e naturalmente la famosa mano di Fatima con i suoi 5 simbolismi religiosi: la dichiarazione di fede (shahada), la preghiera cinque-giornaliera dopo le abluzioni (salat), l’elemosina religiosa (zakat), il digiuno (ramadan) e il pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita (hajj). Questi aspetti sono parte integrante della vita di Hernando e lo condizioneranno per tutta l’esistenza; pure, paradossalmente, egli alla fine lascia la moglie mussulmana (ricchissima e disponibile a sistemare anche quella cristiana ed i suoi figli) per rifarsi una vita, dopo l’espulsione dei “moresco”, con quella cristiana (povera ma molto più giovane) senza un futuro certo, accontentandosi di vivere nella semi povertà della campagna dove è nato, sotto falso nome, ovviamente, finché la fortuna cambierà nei suoi riguardi, in forme inattese ed imprevedibili.

Franco Cortese – Notizie in un click