Impresa – Società – Azienda di Alberto Gedda (Giornalista Rai)

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UNA FAMIGLIA DI PIONIERI DELL’INDUSTRIA: GIUSEPPE E VINCENZO LANCIA

Tratto da “ Lessico Finanziario “ di Beppe Ghisolfi – ARAGNO Editore

Per il programma “Tgr Montagne”, in onda su Raidue, mi sono trovato a Fobello – piccolo paese dell’alta Valsesia attraversato dal torrente Mastallone – per realizzare un servizio sulla tradizione del “puncetto”, particolare lavorazione dei pizzi che deriverebbe, secondo la leggenda, dai Saraceni. E nel paesino mi sono imbattuto nella storia della famiglia Lancia, il cui ricordo è ben radicato nella zona ed è simboleggiato dalla grande villa ottocentesca che custodisce il museo allestito e gestito dal Valsesia Lancia Story. Sui tornanti del parco che salgono alla villa, Vincenzo Lancia testava le sue soluzioni per le auto che costruiva nella sua giovane fabbrica torinese. Una bella storia – che ho raccontato in un servizio per “Tgr Montagne” – di ingegno, passione, volontà e che inizia con il nonno di Vincenzo trasferito a Torino agli inizi dell’Ottocento dove aveva macellerie e salumerie che, però, andavano male. E qui interviene il figlio Giuseppe, diplomato in un istituto tecnico, che inventa e brevetta un apparecchio per insaccare i salumi. Ne vende più di trentamila esemplari in Italia e in Francia, diventa fornitore della Real Casa e amico di Vittorio Emanuele II con il quale va a caccia in montagna. Con la guerra di Crimea, nel 1855, la svolta: Giuseppe Lancia produce carne in scatola per i soldati degli eserciti piemontese, inglese e francese.

L’industria vola: si arriva a seimila scatole da un chilo e mezzo di carne ogni giorno e Giuseppe si unisce all’impresa di Francesco Cirio, “inscatolatore” di Nizza Monferrato e tutto finisce nei barattoli, dalla carne alla verdura. Nel 1891 Giuseppe Lancia scrive il “Manuale del Macellaio e Pizzicagnolo” che avrà un grande successo diventando una sorta di Bibbia del settore. Nel frattempo c’è il matrimonio con Marianna Orgiazzi dal quale nasceranno quattro figli, l’ultimo dei quali è Vincenzo, nel 1881. Giuseppe vorrebbe farne un avvocato, ma Vincenzo deve aver respirato l’ingegnosità paterna: alla scuola preferisce l’officina dei fratelli Ceirano, cuneesi, che ha sede nel cortile del palazzo in cui abita la famiglia Lancia a Torino. Vincenzo “taglia” da scuola (ma riuscirà a diplomarsi in ragioneria) per lavorare al montaggio delle biciclette e partecipa all’avventura della costruzione della prima auto dei Ceirano, la “Welleyes” due posti. È il 1899 e Vincenzo ha 18 anni: la piccola “Welleyes” (che si può vedere riprodotta in un monumento nel cortile del Municipio di Cuneo) è un grande successo che accende l’attenzione di Giovanni Agnelli. Nasce la Fiat e Vincenzo Lancia è assunto come collaudatore: è corpulento, allegro, impetuoso, appassionato di musica (in particolare di Wagner) e la leggenda vuole che ascolti il motore come se fosse una sinfonia: se c’è una nota stonata interviene. Da collaudatore diventa pilota. Nel 1900 la prima vittoria a Padova in una corsa di resistenza alla guida di una Fiat 6 HP: è l’inizio di un intenso palmares che annovera gare in tutta Europa e in America: dalla Parigi – Madrid alla Targa Florio, dal circuito dell’Avana alla Coppa Vanderbit…

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Con un capitale di 50mila lire, a 25 anni, Vincenzo Lancia fonda a Torino la fabbrica che ne porta il nome ma anche lo stile e l’ingegno. A disegnare il marchio è il conte Carlo Biscaretti di Ruffia: lo stabilimento sarà dapprima in via Ormea, poi in Borgo San Paolo. Nel 1907 esce l’Alpha, sei anni dopo c’è il lancio della Theta (è il fratello, professore, a consigliargli di chiamare le sue auto con lettere dell’alfabeto greco) che ha il primo impianto elettrico integrato, poi la rivoluzionaria Lamba, l’Augusta (prima vettura al mondo con carrozzeria portante), l’Aprilia in collaborazione con il Politecnico di Torino… ma anche camion e pullman dalle linee eleganti e motori potenti. Vincenzo Lancia è un innovatore che conosce a fondo la materia su cui lavora, motori e carrozzerie: con altri industriali, tra cui Battista Farina, detto Pinin, nel 1937 fonda la carrozzeria Pininfarina. La sua passione, oltre alle automobili, sono i concerti e le opere liriche al “Regio” e le escursioni in montagna, soprattutto nelle valli del Monterosa, la zona d’origine della sua famiglia. Con la moglie Adele Miglietti hanno un figlio, Giovanni, e due figlie: Anna Maria ed Eleonora. Muore a 55 anni, nel 1937, per una crisi cardiaca. L’industria automobilista italiana perde così un pioniere, un protagonista, appassionato e geniale che ha saputo far crescere e diffondere il piccolo “mostro d’acciaio”. La storia della Lancia proseguirà. Ma, forse, sarebbe stata un’altra storia.