In Germania se la destra riceve un sostegno esterno dai neonazisti, come in Turingia, accade il finimondo

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la Merkel interviene e stigmatizza, chiede che cadano teste e persino la candidata alla sua successione si dimette.
In Italia un partito come Forza Italia, che sta nello stesso partito popolare europeo insieme alla CDU della Merkel, può essere stabilmente alleato con i neofascisti e con la Lega, il cui leader Salvini è grande amico del capo dei neonazisti tedeschi con cui tiene insieme iniziative politiche.
Non c’è da meravigliarsi che la destra italiana sia estrema e esprima una cultura nazionalpopulista piena pulsioni che richiamano la storia e l’ideologia del fascismo e del razzismo.
In fondo, diversamente dalla Germania, una vera analisi di ciò che è stato il fascismo e delle sue responsabilità non è stata mai veramente fatta. Così, oggi in Italia, questa destra estrema è accettata come normale da tanta stampa nazionale e da tanti giornalisti e intellettuali, i quali si sentono subito in dovere di redarguire come ideologico e nostalgico chi si richiama all’antifascimo e alla Resistenza.
In effetti, la demolizione della cultura antifascista, l’equiparaziome tra chi lottò per la libertà e chi si alleò con i nazisti, la considerazione della Resistenza come di un fatto lontano che non ci riguarda sono elementi essenziali della cultura e della egemonia della attuale destra italiana.
Ricostruire una cultura antifascista nel Paese è il primo compito del PD e della sinistra, dei democratici e dei liberali.
Per questo ha fatto bene il PD ieri a reagire a questa destra che ha voluto strumentalizzare e cavalcare le foibe.