In Italia esiste una legge: la 185 del 1990

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Vieta di vendere le armi ai paesi che sono impegnati in conflitti armati al di fuori della legalità internazionale.
Se non rispetti l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, non puoi commerciare in armamenti.
Dunque, c’è poco da valutare.
Bisogna applicare le norme che l’Italia si è data, tra l’altro in maniera più avanzata di altri paesi.
Invece abbiamo continuato a esportare elicotteri, carri armati e armi leggere e pesanti verso il paese di Erdogan.
In 4 anni circa un miliardo di euro.
Tanti, tantissimi soldi.
Eppure era noto a tutti che il Presidente della Turchia non aveva granché rispetto dei diritti umani e perseguiva una politica neocolonialista verso la Siria del Nord.
Dunque, basta con l’ipocrisia: si faccia quello che si deve fare se non si vuole certificare che si agisce fuori legge.
Il sangue che stiamo vedendo in questi giorni non colpisce solo i curdi, ma chiama in causa anche le nostre responsabilità.
L’Italia deve esportare pace e diplomazia, non strumenti di morte.
In Turchia come in Yemen, in Africa come in Medio Oriente.