In Italia lavora una donna su due: siamo tra i paesi con livello di #occupazionefemminile più basso in Europa

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Lo dice l’#Istat rilevando quella che appare davvero come un freno all’economia italiana e alla questione prioritaria della natalità.

La parità non è solo una fatto di giustizia sociale, ma deve essere chiaro che è anche la più grande opportunità di rilancio del Paese. Quante volte abbiamo sentito ripetere che la piena occupazione femminile vale almeno un punto di Pil? È dunque arrivato il momento che l’Italia faccia questo passo: per rimettere in moto l’economia rompendo la spirale di stagnazione e al contempo combattendo un modello di sviluppo miope che vede ancora lontana l’affermazione delle donne nel mondo del lavoro, dell’economia, della politica, in tutte le posizioni a partire da quelle apicali, e che sarebbe garanzia di sviluppo, qualità e benessere per tutti. Significa rompere un meccanismo ingessato e sprigionare una forza dirompente di risorse che, per ora, continuiamo a tenere in panchina.

Parità di opportunità, di spazi, di scelta, di libertà e diritti oggi vuol dire non più conciliare ma condividere, a partire dalla vera e piena condivisione del valore sociale della maternità. Solo così si combatte il drammatico e rischiosissimo dato della denatalità, vera ipoteca sul futuro del Paese. E solo così, al contempo, si mettono davvero le donne in condizione di non dover più scegliere tra lavoro e famiglia, sprecando competenze e professionalità acquisite e preziose per tutti.

Dunque servono vere misure di sostegno alla famiglia per garantire libertà e autonomia alle donne, per rendere l’Italia non solo più giusta, ma più forte e competitiva. Mai più dovrà succedere, come accaduto a Milano che una donna debba sentirsi dire: “ti faremo morire se torni a lavoro dopo aver messo al mondo un figlio”. Parole gravi che mi hanno spinto a presentare un’interrogazione urgente al Ministro del Lavoro. È necessario fare chiarezza sulla questione e ribadire con forza che in Italia non sono permessi atti discriminatori, tanto più su madri lavoratrici.