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Zombi
Guida alla caccia
Di Joesph McCullough
In traduzione da Osprey publishing di Oxford
Stampato a colori su carta patinata 120 pagine, 12 euro
Riccamente illustrato

Cosa sappiamo degli zombi? Il fatto che siano esseri immaginari significa che non esistono? Ovviamente per l’autore di questo volumetto la risposta è NO. Stampato a colori su carta patinata, ricco di box di approfondimento e completo di un corredo iconografico che aiuta parecchio l’immaginazione, il volume di Joseph McCullough è un oggetto letterario a metà tra fiction e non fiction.
Un po’ manuale per giocatori di ruolo o di boardgame, un po’ compendio per il fumettista, Zombie guida alla caccia ci porta in una dimensione in cui i morti sorgono dalle tombe per infastidire i vivi e vanno strenuamente cacciati. Nella lotta tra loro e noi infatti ci sarà solo una “razza” a prevalere e questo manuale ambisce a fornire tutti i trucchi dell’abile cacciatore di zombie.
Scopriamo così che “esistono” gli zombi negromantici, creati ad hoc da uno stregone con le sue arti magiche che sono i più difficili da abbattere perché privi di un cervello proprio; gli affascinati zombi voodoo, legati a un feticcio che il loro creatore, il bokor, utilizza per farli camminare ancora; i revenant che infestano le dimore delle persone care, ma solo per mangiarle; gli zombi creati espressamente in funzione bellica dai nazisti; i temibilissimi zombi virali che contagiano semplicemente con un graffio e tutte le sottocategorie. Per fortuna “esistono” anche reparti segreti dell’esercito statunitense, come il 34° Reggimento Specializzato a Fort Bragg, in North Carolina che hanno fatto della caccia agli zombi la propria principale occupazione.
Il volume procede con i migliori metodi di caccia, le armi da impugnare e le strategie per ripulire il pianeta di questa antica piaga. E per finire curiosità e approfondimenti come le informazioni sulle biblioteche segrete che contengono i libri con cui evocare i morti compresa quella della Miskatonic University di Arkam…
Un libro dedicato a un pubblico nerd e di youg adult, ma che stimolerà tutti coloro che amano coltivare il proprio immaginario horror.

Joseph A. McCullough è autore di numerosi racconti fantasy apparsi in vari libri e riviste di culto come Black Gate, Lords of Swords e Adventure Mystery Tales. Ha anche scritto integrazioni per giochi di ruolo della famosa Savage Worlds. Attualmente risiede a Oxford, e trascorre le sue giornate in oscure ricerche negli angoli tenebrosi della Biblioteca Bodleiana.

M 16
U.S. Colt Model 16-Fucile d’assalto
Di Gordon L. Rottman

In traduzione da Osprey publishing di Oxford
Stampato a colori su carta patinata 120 pagine, 12 euro
Riccamente illustrato

Dopo il lavoro sull’AK 47, Gordon Rottman (militare e saggista) ha pubblicato con l’editore oxfordiano Osprey questa gemma sull’altro fucile d’assalto iconico: M 16 U.S. Colt model – fucile d’assalto uscirà su carta patinata e a colori nel nuovo formato Odoya.
L’essere divenuti delle icone però è l’unica cosa che hanno in comune le due armi, frutto di visioni del mondo opposte. Il “fucile nero”, divenuto simbolo della guerra del Vietnam, nasce nel 1958 dall’idea di Eugene Stoner come il primo fucile d’assalto creato con materiali leggeri (leghe di alluminio), anche le sue cartucce 5.56x45mm si diffusero vieppiù, andando a costituire una delle principali dotazioni NATO dal 1980.
Dopo aver ricoperto la posizione di ingegnere progettista (pur non essendo laureato) per la Whittaker Corporation e di ingegnere capo per la ArmaLite Division della Fairchild Engine and Airplane Corporation, Stoner divenne anche consulente alla Colt, che aveva acquistato i brevetti dell’M16. Il fucile non nacque come arma perfetta: difetti di progettazione, problemi di robustezza − viene spesso definito “arma giocattolo” e si diffuse la fake news che l’avesse costruito la Mattel −, difficoltà di pulizia e di efficienza l’hanno visto mutare nel tempo dal primo modello proposto. Grazie alle migliorie proposte nel tempo, tuttavia, l’M16 è diventato l’arma che ha prestato più a lungo servizio presso l’esercito statunitense “quarantanove anni dalla stesura di questo volume”. Nel 1977 Eugene Stoner fu introdotto nella Hall of Fame dei Corpi di approvvigionamento dell’esercito USA.
In questo agile volume Rottman mette in luce tutto quello che c’è da sapere sull’arma: dalla biografia del suo creatore fino all’utilizzo nei vari conflitti – non solo Vitenam, ma anche Enduring Freedom per fare un esempio recente − e non mancano per gli appassionati tutta una serie di indicazioni tecniche sul suo funzionamento, accessori e modelli, how to e aneddoti militareschi.
Un unicum nel suo genere, che mette in luce la storia “sociale” dell’arma made in USA che da tempo i militari sparsi per il mondo imbracciano e utilizzano.

Gordon L. Rottman è entrato nell’esercito americano nel 1967 come volontario per le Forze Speciali, completando l’addestramento come specialista nell’uso delle armi. Ha prestato servizio nel quinto gruppo delle forze speciali in Vietnam dal 1969 al 1970 e successivamente in missioni di fanteria aerea, pattugliamento a lungo raggio e intelligence, fino al ritiro dopo ventisei anni di servizio. È stato per dodici anni sceneggiatore di scenari delle Forze Operative Speciali presso il Joint Readiness Training Center. Attualmente lavora come scrittore freelance e vive in Texas. Per Odoya ha già pubblicato AK-47. Kalashnikov, fucile d’assalto (2020).

Arkan
Le tigri dei Balcani
Christopher Stewart
384 pagine, 22 euro

Esistono storie terribili, ma dal fascino indiscusso. Questa è una fra queste: la biografia di Arkan, al secolo Željko Ražnatović signore della guerra serbo nella guerra civile jugoslava dal 1991 al 1995.
La milizia volontaria che Arkan mise a disposizione di Slobodan Milošević si chiamava “Le tigri” perché il comandante si portava dietro un tigrotto come animale domestico. Negli anni gli furono ascritti i delitti più atroci. Il gruppo, che si autodefiniva “cetnico”, è stato di fatto una delle punte di diamante di quella pagina buia della storia che passa sotto il nome di pulizia etnica nelle regioni della Bosnia e della Croazia che i serbi avocavano a sé. Il giornalista del Wall Street Journal Christopher Stewart, che visse una disavventura in Serbia durante un viaggio giovanile, ha ricostruito tramite articoli di giornali, saggi e interviste a personaggi vicini al comandante la sua storia: è riuscito, quasi a costo della sua stessa salute mentale a intervistare alcune ex tigri e perfino la cantante turbofolk Ceca, l’ultima moglie di Arkan, ottenendo la più completa biografia della tigre dei balcani.
Fu l’amico e conterraneo Dacovié Milutin, meglio conosciuto come Cavallo Pazzo che iniziò alla malavita il giovane Arkan che prima di diventare un abile rapinatore di banche visitò quelle di gran parte d’Europa, iniziando dall’Italia per poi spostarsi a Londra e infine in Svezia. Tornato in Serbia, Arkan fu utilizzato come killer addirittura da Tito e dal servizio segreto jugoslavo. Passata un’indicativa parentesi mafiosa in cui costruì il proprio impero su droga, racket e night club (l’Amadeus era il suo quartier generale), alla morte di Tito il nostro capì immediatamente che il suo destino sarebbe stato quello di creare una propria milizia composta da ultras della Stella Rossa e malavitosi “per difendere la Serbia” nel processo di disgregazione della Jugoslavia. Questo volume ricostruisce minuziosamente le terribili azioni guerresche (ma in cui le vittime erano spesso solo civili) di cui Arkan fu responsabile tra il 1991 e il 1995 tra cui il terribile repulisti di Srebrenica.
Alla fine della guerra Milošević stesso capì che la sua fidata longa manus era divenuto una personalità troppo scomoda e un anonimo gruppo di fuoco nel gennaio 2000 concluse la vicenda terrena del carismatico e terribile personaggio.

Christopher S. Stewart è scrittore e giornalista investigativo americano del Wall Street Journal, per il quale lavora dal 2011. Nel 2015 ha vinto il Premio Pulitzer, insieme ad altri colleghi, per una serie di articoli che hanno rivelato abusi nel sistema Medicare americano. In seguito a un incontro poco piacevole con le sanguinarie “Tigri” di Arkan ha deciso di ricostruire la storia del loro fondatore.