In queste ore vari articoli “raccontano” di Alitalia”

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Il Ministero sta lavorando con grande impegno, consapevole delle difficoltà (da fuori pare tutto semplice) e concentrato a trovare una soluzione che rilanci l’azienda, e non semplicemente che la salvi, così come ha ben chiaro che deve chiudere il cerchio entro poco.
Non vi è intenzione di perdere ulteriore tempo!

Uno dei potenziali investitori, che ho sostenuto a livello strategico con un focus al Sistema, ovvero il settore del trasporto aereo, pare stia mostrando quanto mai avremmo voluto: mettere insieme due “temi” che devono rimanere totalmente separati.

Ero stata chiara: l’impegno su Alitalia deve -o doveva essere- nettamente separato dalle “note vicende”.

Non avrei mai condiviso il parlare di rilancio del sistema a condizione che… nessuna condizione! Del resto anche il ministro Toninelli è sempre stato chiaro al riguardo.

Noi puntiamo a fare Sistema, non solo nella parola ma nei fatti!

Aggiungo anche che abbiamo sempre puntato ad avere un’Alitalia che non sia il bancomat di nessuno, ovvero la destinazione sicura di chi, allorquando avesse bisogno di soldi freschi, si faccia finanziare da banche, entra in campo e poi chiede contro partite.

Alitalia ha bisogno di soggetti che ci credano, che rischino del proprio senza contro partite, di investitori che credano al business, all’azienda dal marchio importante, al suo rilancio e non come veicolo per altro.

Alitalia “va salvata da Alitalia stessa”: ciò vuol dire che dentro questa magnifica azienda ci sono risorse che possono fare molto ma che andranno separate da chi, pur di rimanere ai posti di comando, svende l’azienda stessa ad “altri” interessi. Alitalia deve essere rilanciata nei tempi giusti e necessari, ma nessuno potrà pensare di fare ricatti utilizzandola.

La compagnia deve essere rilevata da chi vuole fare business col trasporto aereo, ma nell’interesse di Alitalia in primis, non di altri vettori o aziende funzionali ad essa.

La compagnia sa far cassa, ma bisogna iniziare a concretizzare un lavoro di forte ristrutturazione che venga da dentro, tra tagli di prime linee (che magari oggi servono a terzi per accordi già presi), e un vero taglio di costi che fa riferimento ai leasing, contratti carburante, contratti outsourcing (che dovranno pian piano in alcuni casi diventare in House), costi manutenzione, nuova flotta, e tratte remunerative di lungo raggio…
Il Piano industriale attuale è un’ottima base, ma chiunque sia del settore del trasporto aereo saprà migliorarlo prima ancora di attuarlo.
FS non può che essere d’accordo in questo!

Chi ha già dimostrato di avere la seria volontà di partecipare, si faccia avanti in modo definitivo: noi siamo più che pronti. I lavoratori non possono più aspettare, e nemmeno il Paese.
L’immagine può contenere: aeroplano, cielo e spazio all’aperto

Giulia Lupo