In questi giorni continuiamo a sentire prese di posizione contro il salario minimo

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Che il Movimento 5 Stelle propone di introdurre in Italia fin dal 2013, frutto di argomentazioni che non stanno in piedi.

I detrattori di questa misura, che già esiste in 21 Stati membri dell’Unione europea su 27, agitano lo spettro della fuga delle aziende dai contratti collettivi, del livellamento verso il basso di retribuzioni e diritti e, addirittura, dell’aumento della disoccupazione e del lavoro nero: tutto questo è semplicemente falso.
Non solo perché ciò non è avvenuto in quei Paesi che hanno il salario minimo come la Germania, che al contrario ha visto crescere prodotto interno lordo e occupati, gli Stati Uniti e la Spagna, dove il governo ha approvato un aumento di 15 euro, ma perché nella nostra proposta minimo salariale e rafforzamento della contrattazione collettiva sono due facce della stessa medaglia.
Se oggi 4,5 milioni di lavoratori guadagnano meno di 9 euro lordi all’ora e 360mila persone, pur avendo un impiego beneficiano del Reddito di cittadinanza, è perché la loro retribuzione è al di sotto della soglia di povertà e bisogna intervenire subito.
Il nostro disegno di legge al Senato, intende fissare un principio di buonsenso: nessun lavoratore può guadagnare meno di quanto previsto dai contratti collettivi nazionali di lavoro più rappresentativi, cioè quelli firmati dalle principali associazioni sindacali e datoriali, e, comunque, il salario stabilito dal contratto stesso non potrà mai scendere sotto i 9 euro lordi all’ora.
A ciò andrà associato un taglio del cuneo fiscale per aiutare le imprese: a tal proposito, il ddl prevede la detassazione degli aumenti di stipendio derivanti dal rinnovo dei contratti nazionali per il triennio 2022/2024.
Dopo le misure messe in campo dal Governo Conte II, per continuare a fronteggiare il pesante impatto della pandemia sul mercato del lavoro, è necessario uscire dalla logica delle rendite di posizione e concentrarsi sull’allargamento dei diritti dei cittadini e dei lavoratori, anche in Italia.

Tiziana Ciprini