In questi giorni d’agosto di 141 anni fa

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In questi giorni d’agosto di 141 anni fa, tremila amiatini scesero dal monte Labbro cantando, vestiti con i colori delle processioni dell’Apocalisse, in testa il “profeta”, David Lazzaretti.
I carabinieri fermarono il corteo. Si fece avanti il delegato di pubblica sicurezza De Luca, con lo schioppo a due canne, che intimò: “scioglietevi e retrocedete, nel nome della legge!”. Lazzaretti rispose “porto la pace, se volete la misericordia porto la misericordia, se volete il sangue non sparate sul popolo: ecco il mio petto, io sono la vittima”.

David Lazzaretti venne assassinato con un colpo in fronte, chiudendo così l’esperienza socialisteggiante dei Giurisdavidici.

Secondo il rapporto di un funzionario dell’epoca, che era riuscito ad infiltrarsi fra loro, i Giurisdavidici erano una «società religioso-economica che, basandosi sulla comunione dei beni e facendo credere, in specie alla classe dei contadini, che in un tempo prossimo è destinata a rigenerare l’umanità, riesce al fine di formare una società nella società, svincolata da legami esterni di parentela e di patria».

Lazzaretti, barrocciaio autodidatta, dà voce ad un mondo agropastorale analfabeta che sperava nella liberazione. Egli apparteneva a quel mondo analfabeta e allo stesso tempo al mondo colto. Per Lombroso Lazzaretti era un matto, per Gramsci un esempio di “sovversivismo delle classi subalterne”, un ribellismo destinato a rimanere impotente perché privo di un’organizzazione politica e della direzione di un partito.

Certo è che Lazzaretti riuscì a creare, per i fedeli raccolti sul Labbro, varie comunità. La “Lega della speranza” riunì molte centinaia di famiglie di contadini e pastori, che condividevano beni, strumenti e proventi del loro lavoro. Un’esperienza che somigliava alle tante società di mutuo soccorso del tempo, ma ispirata al comunismo della chiesa primitiva con la sua messa in comune dei beni, l’organizzazione sociale del lavoro, la ripartizione dei proventi. “La Lega della speranza” ebbe successo, moltiplicando le aree coltivate in comune e fondando numerose “scuole rurali” nelle zone intorno al Labbro.

“Il comunismo evangelico di Monte Labbro apparve come il segno di una possibilità che, se attuata, avrebbe radicalmente sovvertito la gerarchia dei privilegi”, scrisse Ernesto Balducci.
Quella dei Giurisdavidici e di Davide Lazzaretti fu dunque un’ esperienza ibrida, capace di mettere assieme elementi messianici e concrete pratiche cooperative: un’esperienza repressa nel sangue, di cui è giusto serbare memoria.

Tommaso Fattori