Investimenti, infrastrutture e lavoro nel Patto per il Sud

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“Lo abbiamo scritto nelle nostre piattaforme, ripetuto in decine e decine di iniziative pubbliche, ultima in ordine di tempo quella tenuta oggi a Bari dalla Fisac Cgil nazionale con la presenza del segretario generale Maurizio Landini: guardare al Sud e al suo rilancio economico e sociale come opportunità di crescita dell’intero Paese. Ora queste parole d’ordine sono scritte nero su bianco in un documento unitario condiviso con Cisl e Uil e la stessa Confindustria, e che sarà la base del confronto con il Governo”.

Così Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil Puglia, a margine del convegno “Il Patto per il sud è possibile?”, che ha visto la presenza del segretario della Fisac nazionale, Giuliano Calcagni, e dei rappresentanti dei principali gruppi bancari italiani.

“E ‘Patto per il Sud’ si chiama anche il documento firmato da Cgil Cisl Uil e Confindustria – sottolinea Gesmundo – che hanno condiviso come sia necessario determinare condizioni di sviluppo economico, occupazionale e sociale; moltiplicare numero e risultati delle imprese ad alto contenuto di innovazione, di investimenti e conoscenza, che possano costituire bacino di richiesta e assorbimento di nuovo lavoro qualificato, per fermare la forte emigrazione giovanile soprattutto di chi ha investito in percorsi di studio specialistici e qualificanti”. In Puglia, lo dice l’Ipres, “solo il 20,6% degli occupati totali è in possesso di laurea o post laurea”.

Nel documento nazionale condiviso da Cgil Cisl Uil e Confindustria “alcune delle priorità che qui dai nostri territori abbiamo sempre indicato come strumentali per rendere più attrattivo il territorio per investimenti industriali e migliorare la qualità della vita dei cittadini. A partire dalle infrastrutture di trasporto, logistica e mobilità. In una regione strozzata sia lungo la linea adriatica che tirrenica per quando riguarda la ferrovia da binari unici che impediscono uno sviluppo pieno dell’alta velocità. Ovviamente la creazione di nuovo lavoro, orientato al tempo pieno. Rispetto ai 120mila posti di lavoro persi dal 2008 ne abbiamo recuperati due terzi ma si tratta quasi sempre di lavoro precario, spesso part time involontario. Insieme va difeso il lavoro che c’è, affrontando i tanti tavoli di crisi aperti in Puglia”.

Per sostenere processi di sviluppo economico serve anche “una pubblica amministrazione efficace, dove serve potenziare organici e strumentazioni. E non meno importanti gli investimenti – ricorda il segretario della Cgil Puglia – per affrontare le emergenti povertà e per rafforzare il sistema di istruzione e formazione. Ma per fare tutto questo servono risorse, e quel che si chiede al Governo è di incrementare la spesa ordinaria per il Mezzogiorno, di meglio coordinare tutti gli interventi finanziari che ricadono sui territori attraverso le risorse per la coesione. Una cabina di regia che tenga assieme Governo e Regioni e aperta al confronto con le parti sociali”.

“Non ultimo, affinché si liberino davvero energie e risorse per il rilancio del Sud – conclude Gesmundo – serve un contesto di legalità sostenuto da tutti gli attori politici e sociali. In una regione dove i consigli comunali sono sciolti per infiltrazioni mafiose, esponenti politici e istituzionali sono arrestati, dove l’incidenza delle economie irregolari sottrae alla ricchezza collettiva 5,5 miliardi di euro ogni anno, dove i reati estorsivi e la pervasività delle mafie è su livelli insostenibili, la legalità è il presupposto per qualsiasi ipotesi di sviluppo vero, sostenibile, giusto. E il sindacato e la Cgil intendono svolgere fino in fondo la propria parte su ognuno di questi fronti”.