Io credo che oggi il problema non sia liberare l’Italia dal fascismo

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Oggi il problema è liberarci dall’ignoranza, dalla incompetenza. Oggi destra e sinistra sono identiche: tutto assistenzialismo, spesa pubblica, statalismo, zero merito, stipendi a chi non lavora facendo pagare le tasse a chi lavora. E allora il nostro compito deve essere quello di creare una forza post-populista che sia in grado di battere i populisti e metterli nell’angolo. È difficile, ci vorrà del tempo, ma possiamo riuscirci facendo due cose. La prima è mettersi a studiare ed elaborare proposte serie e popolari. La seconda è avviare una grande discussione sulla forma partito per ridare alla politica quella dimensione etica che è andata persa.

Faccio un esempio. Dire che siamo per la abolizione del valore legale del titolo di studio è giusto ma non è popolare, non viene capito. Invece dobbiamo dire che vogliamo trasformare le nostre università, che le università devono aprirsi e non essere luoghi chiusi, autoreferenziali, che devono trasformarsi in centri di produzione del sapere, della ricchezza e del benessere come avviene in Israele e negli Stati Uniti! Ci sono tanti professori universitari che non aspettano altro, ci sono tanti dirigenti e dipendenti della PA che non vedono l’ora di poter lavorare meglio, in modo più efficiente, grazie a una politica di razionalizzazione e innovazione della PA, che per me vuol dire innanzitutto digitalizzare la amministrazione dello stato e degli enti locali.

Io credo che ci siano tantissimi elettori che non votano più perché non gli interessa sapere se siamo liberali o popolari, di destra o di sinistra, fascisti o antifascisti. Io credo che a queste persone interessi solo rimboccarsi le maniche perché non si spiegherebbe altrimenti come mai, dopo 25 anni di governi disastrosi, abbiamo un Paese che tra mille difficoltà vive ancora una situazione di parziale benessere. Agli italiani che hanno voglia di fare e di lavorare dobbiamo parlare. Possiamo farlo creando una forma partito nuova che metta al centro le competenze e dove i giovani non siano destinati solo a giocare in serie B.

Per riuscirci però dobbiamo usare una grande accortezza. Non bisogna mostrare i muscoli. Non dobbiamo partire dicendo io sono il capo, tu vieni con me, qui comando io. Dobbiamo aprirci, per esempio a quel pezzo importante del mondo cattolico che non vuole inseguire Salvini che bacia il rosario in un comizio. Dobbiamo aprirci, studiare, fare diventare popolari le nostre proposte e rispettare le diversità di ognuno. Oggi questo per me vuol dire ridare un’etica alla politica.