Iori: L’etica dello sguardo, la sfida politica delle nuove povertà minorili ai tempi del Coronavirus

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Hannah Arendt sottolinea come lo sguardo, il vedere e anche l’udire siano decisivi per la nostra responsabilità davanti al mondo e alla storia. Oggi, ancora di più, dobbiamo essere capaci di mettere in azione la responsabilità dello sguardo nella sua dimensione sociale e politica. L’etica dello sguardo è il primo passo necessario per produrre politiche di condivisione, contrastare l’incuranza e stabilire regole etiche per nostra futura convivenza sociale, costruendo spazi e tempi di “responsabilità diffusa”.
Secondo Save the Children i bambini e gli adolescenti in povertà assoluta potrebbero aumentare di un milione in seguito all’emergenza Covid-19. Una crisi che riguarderà sia la povertà economica sia quella educativa e che farà dei più giovani la categoria più colpita in assoluto. Una generazione che rischia seriamente di rimanere senza futuro.

Si ridurrà l’accesso ai servizi educativi, agli spazi del tempo libero, alle relazioni reali, con una diffusione sempre maggiore dell’analfabetismo emotivo, dei maltrattamenti e degli abusi, del reclutamento nella delinquenza. Le famiglie, già colpite dall’ultima crisi, vedranno ulteriormente ridotto il reddito e molte cadranno in una condizione di povertà assoluta. In questa situazione, il tentativo di potenziare la didattica a distanza si scontra con l’evidenza di un Paese a due velocità, dove quasi il 30% delle famiglie non ha accesso a Internet perché troppo costoso oppure per la mancanza di strumenti con i quali connettersi.

In queste condizioni, con il Covid-19 che come una feroce mano invisibile avrà fatto terra bruciata di molte vite, andrà ricostruito non solo il Paese dal punto di vista economico ma, soprattutto, educativo e sociale. Le nostre comunità andranno ritessute con pazienza e visione. Come dopo la guerra. Non potremo affrontare i macrocambiamenti in atto utilizzando strumenti e logiche vecchie inadeguate.

Per combattere la povertà educativa e familiare sarà necessario superare le tradizionali forme di intervento, promuovendo un nuovo modello di rigenerazione e solidarietà, basato sulla cura e la relazione, capace di generare empowerment e rafforzare le nostre comunità devastate.

È diventata improrogabile una discontinuità nella evoluzione delle politiche dei servizi che non si basi soltanto su un trasferimento monetario, evidentemente necessario, ma anche sulla costruzione di un nuovo modello di welfare sociale e di comunità. Perché è del tutto evidente che saremo sempre più soli e che la crisi di risorse si trasformerà sempre di più in una crisi di pensiero, di sentimenti e di etica. Per questo dobbiamo essere capaci di elaborare un pensiero che si interroghi su come poter essere ancora creatori di diritti, senza lasciarci paralizzare dalla rassegnazione e dalla paura di non poter più guardare al futuro.

Hannah Arendt sottolinea come lo sguardo, il vedere e anche l’udire siano decisivi per la nostra responsabilità davanti al mondo e alla storia. La diffusa deresponsabilizzazione ci rende “complici” del male. Oggi, ancora di più, dobbiamo essere capaci di mettere in azione la responsabilità dello sguardo nella sua dimensione sociale e politica. Una nuova responsabilità che, posta a fondamento dell’agire sociale, si connoti come etica pubblica. L’etica dello sguardo è il primo passo necessario per produrre politiche di condivisione, contrastare l’incuranza e stabilire regole etiche per nostra futura convivenza sociale, costruendo spazi e tempi di “responsabilità diffusa”.

E il senso politico di questa nuova responsabilità si dovrà necessariamente tradurre nell’avere cura, nell’I care che ha bisogno di risposte etiche e politiche, oltre che di nuove competenze tecniche, poiché si preoccupa di vedere il disagio, di saper apprendere il cambiamento, di creare progetto e di saper agire, trovando il tempo di riflettere sulle conseguenze delle scelte. Ed è solo con questo sguardo di conoscenza, progettualità e responsabilità che potremo affrontare l’enorme sfida del mondo cambiato dalla mano feroce del virus.