ISPRA ha presentato il rapporto annuale sul consumo di suolo in Italia

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Uno strumento importantissimo per monitorare lo stato di salute del territorio. Subito un quotidiano titola: Roma mangia più ettari di tutti, e mette in evidenza che “Roma ha il più alto consumo di suolo in Italia”.

Leggo nell’articolo che a Nogarole Rocca, risultano consumati 45 ettari, ben 30 in meno che a Roma! Mi informo e scopro che Nogarole Rocca ha una superficie di 29 kmq per circa 3.600 abitanti.

A questo punto quindi la notizia andrebbe magari approfondita prima di sparare sempre sulla Capitale, e allora giocando un po’ con i numeri possiamo continuare: Milano (181 kmq) ha “regalato al cemento” solo 11,5 ettari ben 64 in meno di Roma. Virtuosa! Basta poco però a capire che la proporzione tra le superfici delle due città modifica la classifica dei “buoni e dei cattivi” e in effetti ISPRA aveva segnalato: “Record a Milano dove la totalità del consumo di suolo spazza via 11 ettari di aree verdi (su un totale di 11,5 ettari)”.

Analizzando il dato, ed escludendo la virtuosa Torino, si scopre che le città segnalate sul noto quotidiano (Milano, Verona, L’Aquila, Olbia, Foggia, Alessandria, Venezia, Bari e Nerole Rocca) si sviluppano su un territorio in totale pari a poco più di 2.500 kmq e tutte insieme consumano circa 225 ha di suolo. La sola Roma su 1.285 kmq (la metà della superficie di tutta la classifica messa insieme) consuma 75 ha (un terzo).
Vista così la storia, cambia la classifica dei buoni e dei cattivi, e infatti a Roma qualche indicazione sulla cancellazione di interventi in aree non urbanizzate la stiamo dando, per esempio sulle manovre di completamento dei Piani di Zona.

Siccome però qui non è una questione di campanile ma “è la somma che fa il totale”, e il dato nazionale è veramente preoccupante, allora ha ragione il Ministro Costa quando dice che sarebbe ora di pensare a una norma che regoli il consumo di suolo (alcune regioni la hanno già), ma rivedendo anche norme ormai obsolete pensate per modelli urbani espansivi da boom economico o addirittura anteguerra (Legge urbanistica 1150 del 1942).

Sarebbe anche l’occasione di introdurre seri incentivi per la densificazione del costruito e il recupero di immobili esistenti penalizzando interventi in aree non urbanizzate. Inoltre, visto che le principali sfide ambientali, sociali, produttive, del futuro si giocheranno nelle aree urbane in cui abiterà presto il 70% della popolazione mondiale, sarebbe anche importante restituire un po’ di poteri alle città e alla loro capacità di influenzare e regolare la tendenza espansiva del mercato della finanza immobiliare.