Israele: scioglimento del Parlamento, si vota il 23 marzo

0
46
israele

Israele si avvia verso le quarte elezioni nel giro di due anni: dopo la bocciatura da parte della Knesset della proposta che cerca di allungare i tempi per l’approvazione della legge di bilancio, allo scadere della mezzanotte la Knesset si scioglierà automaticamente e il Paese tornerà alle urne il 23 marzo 2021. Nato sei mesi fa per far uscire lo Stato ebraico da un’impasse politica mai vista prima, il litigioso governo formato da Likud e da Blu e Bianco è arrivato a intravedere la fine. Dopo mesi di aperti litigi e scontri sottotraccia, lo strappo si è consumato ieri notte, quando il Parlamento ha bocciato con 47 voti a favore e 49 contrari la bozza di legge avanzata dalla Commissione Interna, controllata da Blu e Bianco, dopo che i colloqui tra i due leader di partito erano finiti in un vicolo cieco. Contro il disegno di legge, che rinviava dal 23 al 31 dicembre la scadenza per approvare il bilancio 2020 e al 5 gennaio quello del 2021, si sono espressi a sorpresa tre deputati di Blu e Bianco – Asaf Zamir, Ram Shefa e Miki Haimovich – che hanno apertamente violato l’ordine di scuderia, segnalando di non essere più disposti a compromessi con Netanyahu. Il premier “non è degno della nostra fiducia neanche per un altro giorno”, ha sostenuto la Haimovich spiegando così il suo “votare secondo coscienza”. Su di loro si erano già appuntati i calcoli – e le speranze – dell’opposizione guidata dal partito centrista Yesh Atid di Yair Lapid, gli ex alleati alle elezioni, “traditi” ad aprile da Gantz per formare un governo. Insieme ai tre “ribelli” di Blu e Bianco, ha votato contro la proposta anche la parlamentare del Likud, Michal Shir, mentre la collega Sharren Haskel non si è presentata a votare. Shir, dopo il voto, ha postato un messaggio su Twitter, annunciando l’addio al partito del premier per passare alla nuova formazione politica ‘New Hope’ lanciata da Gideon Sàar, ex alleato di Netanyahu e oggi suo principale avversario. “Sono in pace con la mia decisione di fare almeno quello che posso per mettere fine a questa visione imbarazzante di un governo bloccato e in conflitto che tiene un intero Paese in ostaggio per questioni di seggi”, ha spiegato la deputata conservatrice. Anche la Haskel lascerà il Likud per New Hope, ha fatto sapere il partito, eliminando entrambe dalla chat del gruppo parlamentare. Fino a due giorni fa sembrava ancora possibile trovare un compromesso tra Likud e Blu e Bianco: Gantz si era mostrato disponibile a venire incontro alle richieste di Netanyahu sulla giustizia, in particolare in merito alla riduzione dei poteri del responsabile del dicastero e alla nomina dei procuratori di Stato, suscitando però l’opposizione di molti dei suoi stessi deputati. A mettersi di traverso è stato in primis il responsabile della Giustizia, Avi Nissenkorn, accusato dallo stesso Netanyahu di aver cercato, insieme alla “sinistra”, di “calpestare la democrazia”. Consapevole di non avere l’appoggio interno, Gantz ha fatto un passo indietro, scatenando una ridda di accuse reciproche. Secondo Haim Ramon, negoziatore per conto del leader centrista, a far saltare l’intesa già raggiunta alla fine della scorsa settimana è stata la richiesta di Netanyahu di rinviare il trasferimento della premiership a rotazione da novembre 2021 a maggio 2022, provocando il crollo dei negoziati e aprendo la strada alla “sfiducia” votata nella notte. La data provvisoria per le prossime elezioni è il 23 marzo. Gli ultimi sondaggi segnalano un rafforzamento dei partiti conservatori a scapito del centro-sinistra: Blu e Bianco di Gantz è in caduta libera e conquisterebbe solo 5 seggi (rispetto ai 33 ottenuti alle elezioni di marzo), poco al di sopra della soglia di sbarramento della Knesset. Anche il Likud soffrirebbe una perdita di consensi, ma molto più contenuta, passando da 36 a 28, mentre il nuovo partito di Sàar viene dato a 19-20 seggi.