Istat, agricoltura italiana (31,9 miliardi) prima in Europa per valore

0
47

Nel 2019 la produzione dell’agricoltura si è ridotta dell’1,3% in volume. Il valore aggiunto lordo ai prezzi di base è sceso del 2,7% in volume e le unità di lavoro sono diminuite dello 0,1%.

Vistoso è stato il calo per il vino (-12,0%) mentre un buon recupero si è avuto per l’olio di oliva (+32,0%). Diminuzioni rilevanti anche per frutta (-3%) e cereali (-2,6%) mentre è proseguito il trend positivo delle attività secondarie (+1,3%) e delle attività dei servizi (+0,4%).

Più contenuta, rispetto al 2018, la crescita sia dei prezzi alla produzione (+0,7%) sia di quelli relativi ai costi (input) sostenuti dagli agricoltori (+0,9%).

IL RAPPORTO ISTAT NEL DETTAGLIO

Si riduce la produzione di vino, in ripresa quella dell’olio d’oliva

L’Istat diffonde la stima preliminare dell’andamento del settore agricolo per l’anno appena trascorso. Nel 2019 la produzione dell’agricolturasi è ridotta dell’1,3% in volume. La flessione è stata determinata principalmente da fattori climatici sfavorevoli. Risultati decisamente negativi si sono registrati per la produzione di vino, diminuita del 12,0% dopo l’exploit del 2018, quando era aumentata del 14,3%. Altri settori hanno subìto cali rilevanti quali: frutta (-3,0% contro il +1,4% del 2018), cereali (-2,6%, +3,5% nel 2018), piante industriali (-1,6% contro +7,0% del 2018) e produzione zootecnica (-0,3%, -0,5% nel 2018). Al contrario, il 2019 è stato un anno favorevole per la produzione di olio, cresciuta del 32,0% dopo il crollo registrato nel 2018 (-36,9%). Dinamiche positive, come nel 2018, anche per le coltivazioni foraggere (+3,5%), le patate (+2,0%) e gli ortaggi (+1,1%). Confermatoil trend positivo delle attività secondarie (+1,3%) e delle attività dei servizi (+0,4%).Più contenuta, rispetto al 2018,la crescita sia dei prezzi alla produzione (+0,7% contro +1,4% dell’anno precedente) siadi quelli relativi ai costi (input) sostenuti dagli agricoltori (+0,9% contro +4,4%).L’andamento congiunto dei prezzi dell’output e dell’input ha indotto nel 2019un lieve peggioramento della ragione di scambio per il settore agricolo(-0,2%). Nel complesso, il valore aggiunto lordo a prezzi base è diminuito del 2,7% in volume. Le Unità di Lavoro (Ula) hanno subito un modesto calo (-0,1%), sintesi di un incremento deilavoratoridipendenti (+0,4%) e di un calo di quelliindipendenti (-0,4%). I contributi alla produzione ricevuti dal settoresono aumentatidel 3,8%,valore che segue il forte incrementodel 16,8% registrato nel 2018.Il reddito dei fattori è diminuito del 2,2% in valore e, conseguentemente, l’indicatore di reddito agricolo ha subitoun decremento del 2,6%.

Valore aggiunto dell’agricoltura italiana ancora ai vertici della classifica europea Nel 2019 il comparto agricolo ha fatto registrare un incremento del volume della produzione dello 0,8% per l’insieme dei paesi dell’Ue 28. Limitando l’analisi ai principali Paesi europei, la crescita più sostenuta si è avuta nel Regno Unito (+3,9%) e in Germania (+2,6%). Il volume della produzione ha subìto, invece, una contrazione in Francia (-1,8%) e in Italia (-1,3%) mentre è rimasto sostanzialmente stabile in Spagna (+0,1%). La crescita dei prezzi alla produzione (misurati in termini di prezzo base) è risultata pari all’1,4% per il complesso dell’Unione europea. Gli incrementi più accentuati si sono avuti in Polonia (+7,2%) e in Germania (+5,4%). La crescita è stata moderata in Italia (+0,7%) e Regno Unito (+0,5%). Rilevante, invece, la contrazione dei prezzi registratain Spagna (-3,0%). La graduatoria del valore della produzione a prezzi correnti vede, per il 2019, la Francia al primo posto (75,4 miliardi di euro), seguita da Germania (57,0 miliardi di euro) e Italia (56,6 miliardi di euro). In termini di valore aggiunto l’Italia si conferma al primo posto con 31,9 miliardi di euro davanti a Francia (31,0 miliardi di euro) e Spagna (26,5 miliardi di euro). L’indicatore A di reddito agricolo, che misura la produttività del lavoro in agricoltura, ha subito un incremento del 2,0% a livello Ue 28. L’andamento dell’indicatore ha evidenziato un calo importante nei principali paesi dell’area mediterranea, in particolare Spagna (-9,6%) e Francia (-8,3%) mentre ha fatto registrare valori in consistente recupero in Germania (+31,8%), Regno Unito (+7,5%)e nell’area del nord Europa.