ISTAT CERTIFICA LA “RICETTA GHISOLFI”

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L’Istituto statistico nazionale ha pubblicato nei giorni scorsi l’ottava edizione del proprio Rapporto sul Benessere economico equo sostenibile, in sigla BES: una fotografia dettagliata di quelli che sono stati i devastanti effetti economici nell’anno orribile della pandemia sulla condizione di individui e famiglie.
La povertà assoluta coinvolge ormai una persona ogni 10, mentre un nucleo familiare su 3 ha denunciato un peggioramento nel corso dei 12 mesi passati.
Particolarmente penalizzato il Nord industrializzato, che in misura relativamente maggiore ha patito gli effetti delle chiusure nazionali e internazionali decise nel 2020 dalle varie autorità per cercare di frenare, invano in molti casi, i contagi.
In controtendenza a ciò, emerge tuttavia un indicatore tale da delineare una controtendenza rassicurante ma bisognosa di essere generalizzata con appropriate politiche istituzionali pubbliche. Nello stesso Rapporto BES, infatti, l’Istat ha precisato che appaiono “più tutelate le famiglie dove il grado di istruzione risulta più elevato, così come quelle formate da persone anziane, sole o in coppia”. Quindi i nuclei familiari dove matura è la cognizione del concetto di “diversificazione” per quel che riguarda la destinazione del reddito e del risparmio, elemento centrale nelle elaborazioni sia del Banchiere Beppe Ghisolfi che della Professoressa Annamaria Lusardi, e dove maggiore è l’incidenza di entrate fisse e stabili come quelle derivanti dai redditi pensionistici e dalle rendite, per le quali si pone anche qui – al fine di ristabilire un generale clima fiduciario – la sfida essenziale di ricreare condizioni favorevoli a che l’extra-risparmio sia finalizzato a investimenti tracciabili, informati e non riconducibili a un unico prodotto o servizio finanziario.