Italiani in cerca di liquidità in coda al banco dei pegni: richieste su del 30%

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Un aumento delle richieste del 30%-50% – Lo racconta ad AdnKronos Rainer Steger, direttore generale di Affide, la più importante società di credito su pegno in Italia: “Al momento abbiamo notato la presenza di nuovi clienti e siamo consapevoli che nelle prossime settimane si possa registrare un incremento della clientela. Siamo consapevoli che in questa fase possa esserci esigenza di liquidità per i cittadini e per questo motivo è stata sospesa la messa in asta di tutte le polizze scadute e non rinnovate nel periodo compreso tra inizio gennaio 2020 e la fine di aprile 2020”.

Stesso trend registrato da ProntoPegno, Monte dei Pegni del gruppo Banca Sistema, come racconta ad Ansa il direttore generale, Giuseppe Gentile: “Purtroppo, la storia si ripete: nel 1478 quando a Padova arrivò la peste, il Monte di Pietà supportò i cittadini mantenendo aperte le proprie attività per consentire la continuità dei pegni. Oggi la nuova peste si chiama Covid-19 e in questa circostanza di difficoltà per il Paese noi rimaniamo aperti e continueremo a fare la nostra parte per supportare le piccole esigenze finanziarie dei cittadini”.

I numeri definitivi non ci sono ancora ma la tendenza è chiara e rilevata anche dal direttore Credito su Pegno di Banca Carige, Giovanni Tomatis, che parla di un “un incremento del 30%-50% di nuove richieste da parte di persone che non avevano mai avuto accesso a questa forma di credito”.

Come funziona e quanto si può ottenere – Ad attirare chi è in difficoltà sono i tempi rapidissimi di erogazione del prestito e la quasi totale assenza di documenti da esibire: dopo la fila iniziale che spesso si compone ben prima dell’apertura dell’ufficio, in un quarto d’ora si può portare a casa un po’ di contante senza subire lunghe valutazioni patrimoniali

I tassi sono diversi, così come la durata che si può negoziare: si può scegliere una polizza da tre, sei o nove mesi, a fronte di un Tan del 7% annuale. La pratica è piuttosto veloce e nessuno fa domande sul lavoro attuale, debiti pregressi, insolvenze pendenti. Così in coda con gli ori di famiglia in mano non ci sono soltanto disoccupati di lunga data, ma anche imprenditori e liberi professionisti che il Covid ha lasciato senza entrate. E tanti sono anche gli italiani che avevano già impegnato tutto e vanno allo sportello per rinnovare il prestito, perché non hanno i soldi per riscattare quando depositato ma non ha ancora le risorse per farlo subito.

Secondo le prime stime, le richieste potrebbero lievitare di almeno il 30% rispetto ai numeri pre Covid-19, comunque già alti: prima dell’emergenza erano, infatti, 124mila gli italiani che si rivolgevano ai banchi di pegno, per un giro di affari di 800-900 milioni di euro di affidamenti, per ottenere un prestito medio di mille euro.

Un tesoretto per le emergenze – Nei momenti difficoltà si apre lo scrigno degli ori a caccia del braccialetto dimenticato o dell’anello fuori moda. Secondo la ricerca “Gli Italiani, i gioielli e il credito su pegno”, condotta da Doxa per Affide, ogni italiano ha nel cassetto in media 7 oggetti di valore tra gioielli e beni preziosi, per un peso complessivo di circa 64 grammi di oro e un valore teorico di almeno duemila euro. Ma i preziosi usati sono alla fine sempre gli stessi (il 37% indossa meno di 5 preziosi almeno una volta l’anno) così gli articoli meno amati finiscono spesso al banco dei pegni.