L’ Arbitro bancario fa il “tagliando”: ecco cosa cambia da ottobre

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Novità in arrivo per uno degli organismi a tutela dei consumatori che, nell’ ultimo decennio, hanno funzionato meglio. Dal prossimo primo ottobre entrerà in vigore la riforma dell’ Arbitro bancario finanziario (Abf). Non tutti i punti della riforma, però, sono ben visti dalle associazioni a tutela di consumatori e risparmiatori. Istituito nel 2009, questo organismo risolve le controversie tra consumatori e banche o intermediari e ha continuato a farlo anche durante il lockdown, con incontri che anziché dal vivo si sono svolti in teleconferenza criptata. Autonomo e imparziale rispetto a Banca d’ Italia, l’ Abf è uno strumento pensato per essere utilizzato senza l’ aiuto di legali e praticamente gratuito (20 euro, che vengono restituiti se il ricorso viene accolto). Le sue decisioni, però, non sono vincolanti. Anche se nella maggior parte dei casi le banche si attengono, soprattutto per evitare danni alla propria reputazione: Abf, infatti, pubblica sul suo sito i nomi degli istituti più “riottosi” in questo senso. Le principali novità contenute nella riforma sono: – Raddoppia il tempo entro il quale la banca può rispondere al reclamo: da 30 a 60 giorni. Solo dopo la risposta insoddisfacente (o assente), il consumatore può rivolgersi all’ Abf; – Se fino ad oggi Abf poteva intervenire solo per controversie per un valore massimo di 100.000 euro, ora questa soglia raddoppia a 200.000; – Aumenta anche il tempo massimo entro il quale Abf deve chiudere il procedimento: da 60 a 90 giorni. Da notare che i 90 giorni non partono dalla presentazione del ricorso ma dal momento in cui il fascicolo si considera completo, con deduzioni e controdeduzioni delle parti; – Viene dato maggior potere al presidente del collegio giudicante, il quale potrà decidere da solo di accogliere la domanda. Fino ad oggi, invece, la questione dev’ essere affrontata da tutto il collegio. Questo potere “extra” però può essere applicato solo se ci sono già precedenti consolidati. – Dal primo ottobre 2022, poi, entrerà in vigore una sorta di “tagliola” su tutti i casi più vecchi di sei anni. I pareri A far discutere è soprattutto il raddoppio dei tempi di risposta ai reclami. Che a molti sembra fuori dal tempo, dopo anni di investimenti per informatizzare le procedure bancarie. L’ associazione di consumatori Aduc lo considera “un regalo agli istituti di credito”. “Perché questo raddoppio?” si chiede Aduc in una nota sul proprio sito web: “A noi viene in mente un solo motivo, fare un piacere alle banche perché siano meno i ricorsi: è innegabile che, maggiore è il tempo perché le banche debbano rispondere a una contestazione, maggiore è la possibilità che chi eleva la contestazione ci rinunci. Piccoli “trucchetti” che vengono utilizzati ovunque e da chiunque, anche dallo Stato”. “Abf è uno strumento che, in sostanza, funziona. Ma il problema dei tempi c’ è e questa riforma, il problema non lo risolve affatto. Anzi” è il parere di Carlo Piarulli, responsabile nazionale del credito per Adiconsum. Secondo il quale non è solo una questione di 60 o 90 giorni: “Anche il fatto di estendere la competenza alle controversie fino a 200.000 euro, che di per sé è una buona idea, rischia di ingolfare ancora di più il sistema”. Per questo motivo Adiconsum ha chiesto al funzionario generale di Banca d’ Italia Magda Bianco – che è a capo del nuovo dipartimento per la Tutela della clientela – un intervento per “rimediare a tale inutile dilazione dei tempi”. Simile anche la critica di Gianluca Di Ascenzo, presidente del Codacons (“il raddoppio dei tempi di risposta dilaterà tutte le procedure”) il quale però ritiene la riforma “positiva nel complesso”. L’ estensione del valore da cento a duecentomila euro “farà sì che all’ Abf non ricorreranno più solo i consumatori ma anche le piccole e medie imprese, oggi quasi sempre costrette a ricorrere alla mediazione”. C’ è, però, un punto di vista diverso. È quello di Stefano Cherti, che oltre a essere responsabile economia per Unione nazionale consumatori è anche membro dell’ Abf designato dal Cncu (il Consiglio nazionale consumatori e utenti). Cherti parla anzitutto di riforma condivisa: “Nulla è stato calato dall’ alto, ma è il frutto di un percorso fatto insieme ad associazioni di consumatori, banche e intermediari. Dopo dieci anni di attività è una specie di ‘tagliando’: si è cercato di intervenire su quello che non funzionava”. Riguardo il probabile allungamento dei tempi per arrivare a una decisione, Cherti sostiene che “per il singolo cittadino, avere risposta in 14 mesi anziché 12 non fa molta differenza. Pensiamo invece all’ enorme beneficio per tutto il sistema giudiziario. Ora che potranno aderire anche le piccole e medie imprese, parliamo di migliaia di cause sottratte alla giustizia ordinaria i cui tempi, al contrario di Abf, non si misurano in mesi ma in anni”. I numeri. Secondo la relazione 2019 sull’ attività dell’ Arbitro bancario finanziario, pubblicata nel luglio scorso, l’ Abf nel corso dell’ ultimo anno ha ricevuto 22.000 ricorsi. Il 58% delle decisioni sono state, in sostanza, favorevoli ai risparmiatori, che si sono visti riconoscere un totale di 28 milioni di euro. Quasi la metà dei ricorsi (il 48%) è relativo alle cessioni del quinto; in seconda posizione ci sono i depositi a risparmio e i buoni fruttiferi postali (con diverse decisioni che hanno stabilito precedenti importanti ) e al terzo posto le controversie relative a bancomat e carte.
FEDERICO FORMICA