L’ informazione italiana sempre più condizionata

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Non si è mai assistito, come in questi ultimi decenni, nella storia repubblicana e nella vita democratica del Paese ad un imbarbarimento dell’informazione con critiche sempre più spesso gratuite pronte a sfociare nelle offese, e a creare perlopiù disinformazione, fake news, omissioni spesso associate a colpevoli silenzi, (ultimo il caso di FCA auto con sede fiscale e legale in Olanda e la richiesta al governo italiano di un sostegno miliardario), tutte cose che sanno di viscido servilismo nei confronti di un potere sempre più cristallizzato e in balia delle lobby finanziarie. L’indottrinamento e l’asservimento di certa stampa, l’assoluta marginalità a volte degli stessi contenuti, associata alla disinformazione mediatica, fanno si che la credibilità lasci spazio al disappunto e al disinteresse dei cittadini.

L’accentramento dell’informazione legata ormai ad una ristretta cerchia di imprenditori, i conseguenziali stravolgimenti di indirizzo editoriale con la nomina di neo direttori, rendono palese quanto siano ristretti gli spazi di libertà nei media italiani. E che dire poi dei soliti soloni del giornalismo nazionale che affollano quotidianamente e con parcelle di tutto rispetto le trasmissioni salottiere di certa platea televisiva, pronti a diffondere il verbo delle insinuazioni e il dubbio dell’evidenza, come avvenuto di recente nella trasmissione di Massimo Giletti in merito alla cosiddette scarcerazioni facili, creando volutamente un terreno scivoloso e carico di ombre per uno scontro istituzionale tra due figure di primo piano in ambito giudiziario. La sovraesposizione di certa stampa ci induce sempre più a dubitare della imparzialità della stessa e della veridicità del prodotto informazione, e a credere che su questa pesi pesantemente la mano degli editori in assoluto conflitto di interessi. Soltanto con una sana e funzionale riforma dell’editoria, non più gravata dal conflitto di interessi, si potrà dare spazio a quegli aneliti di libertà oggi poco presenti in certo giornalismo di bottega, e realizzare concretamente una vera e trasparente informazione.                                                                                                                             (Dott. Paolo Caruso)