LA BANDA DELLA UNO BIANCA: ANCORA MOLTE COSE DA CHIARIRE

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Ventiquattro omicidi, 102 persone ferite e 103 crimini, soprattutto rapine a mano armata, compiute tra il 1987 e il 1994. La banda della Uno bianca era formata in gran parte da membri della polizia di Stato, con un non celato orientamento di estrema destra. Furono tutti arrestati alla fine del 1994, ma dopo i processi e le condanne restano ancora molti lati oscuri. Uno di questi è la strage del Pilastro, a Bologna. Avvenne esattamente trent’anni fa, la sera del 4 gennaio del 1991. La banda della Uno bianca massacrò tre giovani carabinieri, Andrea Moneta, Mauro Mitilini e Otello Stefanini, probabilmente attirati in una trappola. I tre militari caddero al Pilastro sotto una pioggia di 222 proiettili. È stata definita un’operazione di guerra, ma in guerra i proiettili si risparmiano. La banda della Uno Bianca fu anche oggetto di depistaggi e omissioni eclatanti. Non si riesce a capire la logica e l’esaltazione che mosse questo gruppo criminale. Andarono avanti in questo modo per otto lunghi anni.
Ludovico Mitilini, fratello di Mauro, ha chiesto di riaprire le indagini, perché ci sono ancora troppi aspetti non chiariti. Secondo i parenti e delle vittime, la Corte di assise “ha creduto alla versione dei Savi che affermarono: “I tre carabinieri furono uccisi per impossessarsi delle loro armi’”. Una ricostruzione che non regge, visto che di armi la banda ne aveva già molte a disposizione. Inoltre, secondo alcune testimonianze i tre killer dopo la strage salirono a bordo di un’Alfa Romeo guidata da un quarto uomo mai identificato.
Come in tanti altri casi della storia italiana, anche dietro la banda della Uno bianca ci sono molte, troppe, cose ancora da chiarire.