La chiesetta di Santa Maria del Borgo e don Giuseppe Cordero, di Lanzo Torinese

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LANZO TORINESE – Per gli abitanti locali questa chiesetta molto intima e raccolta, quasi nascosta alla vista del frettoloso viandante che percorre in salita via san Giovanni Bosco subito dopo la Torre di Ajmone di Challant e la biblioteca civica, è semplicemente la cesa dla Madòna, dedicata all’Assunta, dove la Vergine Maria è venerata anche come Madonna Addolorata, del Carmelo, di Oropa.

Non si conosce la data di costruzione della primitiva cappella, ma è sicuramente molto antica (prima del 1522). Alcuni documenti dei primi anni del Cinquecento la riportano come “Santa Maria degli Angeli”. Fu quasi completamente ricostruita nel 1565, dopo la rovinosa caduta del tetto e per molti anni (fino al 1591) venne adibita a parrocchiale, dopo che nel 1542 Gian Giacomo de’ Medici aveva fatto radere al suolo, per motivi militari, la chiesa di san Pietro in Vincoli, posta nelle immediate vicinanze del castello. In quel periodo la chiesa fu il centro religioso e politico del paese perché in essa si radunava anche il Consiglio Comunale (la Credenza).

I Medici giunsero a Lanzo perché Carlo III di Savoia donò questa castellania al casato fiorentino per ripianare suoi debiti (venendo poi esiliato a Vercelli); castellania che i lanzesi riscattarono solo nel 1591 con 4.000 scudi d’oro. Nel 1575 fu istituita la Confraternita del Santo Nome di Gesù (unica in Lanzo ad essere riconosciuta sia dall’autorità religiosa con bolla pontificia del 10 luglio 1575, sia dall’autorità civile con Regio Decreto n. 990 del 10 maggio 1934) che da allora ne cura l’amministrazione. L’interno, ad una sola navata con volte a crociera, è illuminato da due vetrate a mosaico dei primi del Novecento. Ai lati dell’altare principale appaiono due finte porte ricoperte di velluto granata che in realtà celano due nicchie dentro le quali un tempo venivano poste delle statue ornamentali, oggi andate perdute.

Sono da segnalare i due altari laterali che il Cavallari Murat cita come esempi del gusto barocco per le composizioni a stucco miscelate con pitture ad affresco, opera di maestri stuccatori luganesi del XVII secolo.

L’altare di destra è dedicato alla Madonna del Carmine, con una statua, in copia, contenuta in una nicchia, il cui originale si trova in Parrocchia; la statua risale al Novecento e la festa si celebra il 16 luglio; l’altare di sinistra è invece dedicato a sant’Anna ed alla Madonna di Oropa. Quest’ultimo un tempo era dedicato a san Giuseppe ed era di proprietà di una ricca famiglia lanzese.

Documenti arcivescovili ricordano un’icona che raffigurava san Giuseppe, la Vergine e sant’Anna: potrebbe trattarsi della “Misericordia Ducale” di Giuseppe Giovenone, ora a Londra in una collezione privata; è citata dal Cavallari Murat a pag 140 del suo studio “Lungo la Stura di Lanzo”. Degne di nota sono la statua della “Vergine Assunta” di Clemente Ferrari sull’altare maggiore e una “macchina” lignea dal peso di 400 chili, composta da due figure (il Cristo nell’orto degli ulivi e l’Angelo che gli porge il calice), opera del XVIII o degli inizi del XIX secolo, che fino agli anni ’60 del Novecento veniva portata in processione da 16 uomini durante le manifestazioni della settimana santa e che si trova in sacrestia.

Questa in epoca pre-conciliare serviva come cappella per gli uomini; vi accedevano direttamente dalla vicina chintan-a che conduce nella parallela via delle Muraglie.

Anche la tribuna addossata alla facciata era riservata agli uomini: ci si arrivava o attraverso una scaletta esterna o da un corridoio coperto, ancora oggi esistente e visibile, che collegava il vicino palazzo dei Signori d’Este, marchesi di Lanzo.

In questa tribuna si riunivano periodicamente anche i castellani o i loro rappresentanti dei comuni della zona: Viù, Ceres, Cantoira, Groscavallo, Mezzenile,… per discutere le controversie sulle applicazioni degli Statuti. In questa chiesa, il 2 dicembre 1645 l’arcivescovo di Torino Giulio Cesare Bergera celebrò le nozze tra Margherita di Savoia e Filippo II d’Este. La Confraternita conserva, ben custodito, uno stemma coi due simboli degli sposi: aquile bicipiti in campo oro e gigli oro in campo rosso dei marchesi d’Este e aquila sabauda d’argento in campo azzurro. Il piccolo campanile ha una sola campana.

Santa Maria del Borgo è stata la prima chiesa in Lanzo ad avere un altare in marmo e vetri policromi istoriati di antica lavorazione, col bordino separatorio in piombo. Belli ed unici tra le chiese della zona i versi danteschi riportati sui vetri posti ai lati della porta d’ingresso: “Donna, sei tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazie, ed a te non ricorre sua disianza, vuol volar senz’ali” versi che, oltre ad osannare la Vergine Maria, possono essere interpretati anche come un pubblico omaggio a tutte le donne.

Nel 2004 la facciata della chiesa, danneggiata durante la guerra, è stata restaurata ed è stato riportato alla luce l’affresco, posto sotto il tetto, rappresentante la Madonna Assunta, mentre quelli di san Grato e san Giovanni Crisostomo, posti in basso ai lati della lunetta, perché meno importanti e per mancanza di fondi, sono stati coperti. Nella sottostante lunetta vetrata, come nel metallo di sostegno delle lampade rosse per il Santissimo in chiesa, è riportato il simbolo della Confraternita: un’ostia con al centro un sole che irradia i suoi raggi, recante al centro le lettere “IHS”: Jesus, Hominum Salvator (Gesù Redentore dell’Umanità).

All’interno, sulla parete destra, un raro, anche se artisticamente non molto importante, affresco simbolico di sant’Ignazio, unico a Lanzo e nella zona, che riceve la luce divina nel suo cuore e la irradia sulla Terra. Sulla quella di sinistra san Giuseppe col Bambino.

Don Giuseppe Cordero nacque a Lanzo il 19 aprile 1876 e svolse per lunghissimi anni il suo ministero sacerdotale come cappellano della confraternita del Santissimo Nome di Gesù, nella chiesa di santa Maria del Borgo. Si prodigò con dedizione all’organizzazione delle feste tradizionali.

Conosciuto ed amato da tutti, era impegnato in molteplici attività: confessore presso il Collegio Salesiano, fondatore del primo gruppo Scout, esperto fotografo (si era costruito un piccolo studio fotografico), membro della cantoria parrocchiale; era spesso gradito ospite nelle feste familiari per il suo spirito conviviale. Si considerava quasi “un salesiano”, frequentava ogni giorno il Collegio dove spesso sedeva a tavola e svolgeva incarichi particolari.

Era riuscito a restaurare con molti sacrifici l’altare di sant’Anna ed in parte anche quello posto di fronte, che aveva bisogno di interventi urgenti, ma le possibilità economiche erano nulle.

Su invito del direttore del collegio aveva impartito con successo lezioni di latino e greco ad un giovane biellese. Al padre che voleva ricompensarlo, don Cordero chiese un’offerta per l’altare. L’industriale si accollò la spesa del restauro a condizione che fosse posta su di esso la statua della Madonna d’Oropa che così venne venerata anche a Lanzo. Don Cordero morì il 26 dicembre 1947 dopo alcuni anni di malattia.

Molte di queste informazioni, qui sintetizzate, sono state ricevute – a suo tempo (il 28 e 29 marzo 2009), prima della sua scomparsa – grazie alla cortesia del ragioniere Enrico Tosatto per anni prudente e capace amministratore del sito.

Informazioni successivamente, parzialmente, controllate sui fondamentali ed importanti volumi di storia locale: G. e P. Milone, “Notizie delle Valli di Lanzo”, Torino, 1911-Tipografia Palatina; L. Usseglio, “Lanzo, studio storico”, Torino, 1887 – edizione Roux e C.; L. Cibrario, “Cronaca d’Usseglio”, Torino, 1862 – tipografia eredi Botta.

La foto della “Macchina” è stata ricercata ed elaborata al computer dallo scrivente previa concessione della Confraternita, come pure la foto di Don Giuseppe Cordero, anch’essa recuperata con l’aiuto del computer.

Franco Cortese      Notizie in un click