La Cites vieta il commercio di elefantini per gli zoo

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Con 87 voti a favore e 29 contrari, il meeting della18esima Conferenza delle parti della Convention on international trade in endangered species of wild fauna and flora (Cites) ha vietato la vendita di elefantini agli zoo. A sbloccare la votazione è stata la decisione dell’Unione europea di appoggiare il divieto, scontrandosi sia con lo Zimbabwe, il principale esportatore di giovani elefanti, che con gli Stati Uniti che hanno votato contro.

Zimbabwe e Botswana, che hanno popolazioni di elefanti più in salute rispetto a quelle di altri Paesi africani, sono però stati autorizzati ad esportare elefanti verso «destinazioni appropriate e accettabili». Secondo Humane Society International, dal 2012 sono stati catturati ed esportati – soprattutto verso gli zoo cinesi – più di 100 elefantini.

Il voto alla Cites rafforza significativamente le restrizioni al commercio di elefanti che ora possono essere prelevati in natura e tenuti in cattività in altre parti del mondo solo in circostanze eccezionali e solo dopo l’autorizzazione di un comitato Cites.

Il divieto era stato approvato dalla commissione Cites la scorsa settimana, ma non era affatto certo che sarebbe passato al vaglio della Cop di Ginevra: lo Zimbabwe si era ferocemente opposto, cercando e trovando alleati, e, inizialmente l’Unione europea si era opposta perché temeva che il mancato arrivo di nuovi elefanti negli zoo ne impoverisse la variabilità genetica. L’Ue ha cambiato parere dopo che sono state apportate alcune modifiche per consentire il commercio di elefanti vivi in circostanze eccezionali e una volta chiarito che gli elefanti già presenti negli zoo potevano essere scambiati e fatti accoppiare senza nessun problema.

Born Free ha accolto con favore la decisione Cites e Mark Jones, responsabile politico dell’ONG spiega che «Questa misura progressiva dovrebbe aiutare a porre fine al commercio di giovani elefanti, in particolare dallo Zimbabwe, che vengono strappati dalle loro famiglie e spediti negli zoo di tutto il mondo dove sono condannati a vivere vite più brevi e spesso solitarie e sterili. Born Free ha lavorato a lungo per porre fine a questo orribile commercio. Continueremo a lavorare con i nostri partner nello Zimbabwe e altrove per garantire la massima protezione possibile per gli elefanti selvatici rimasti in Africa».

Will Travers, presidente della Born Free Foundation, ha detto a BBC News che «Questo non significa che nessun elefante verrà mai prelevato dalla natura selvaggia e messo in una struttura in cattività all’estero. Ma ne restringerà così tanto le possibilità che, per esempio, le spedizioni di massa di elefanti negli zoo in Estremo Oriente, semplicemente non avverranno»

Gli animalisti di Humane Society International hanno detto che si tratta di «Una vittoria epocale» e Audrey Delsink, direttrice fauna selvatica di HSI in Africa, evidenzia che, nonostante i compromessi introdotti dall’Ue, «Siamo sollevati dalla scomparsa di questo commercio. Questi animali altamente socievoli subiscono separazioni incredibilmente traumatizzanti. Parlando personalmente come biologa degli elefanti sul campo, sono lieta che abbiamo ottenuto questa vittoria per tutti gli elefanti ai quali ora verrà risparmiato il calvario di essere portati via dalle loro famiglie».

Durante il meeting Cites di Ginevra, alcuni governi africani avevano spinto per una riapertura del commercio di avorio, sostenendo che gli stock esistenti – confiscati ai bracconieri o prelevati da animali già morti – valessero ingenti somme di denaro che potevano essere utilizzate per la conservazione degli elefanti. Proposta nuovamente bocciata.
fonte  http://www.greenreport.it/