La Commissione Ue bacchetta l’Italia sulle acque reflue urbane

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Lo scorso 25 luglio, la Commissione europea ha trasmesso un parere motivato all’Italia per essere venuta meno all’obbligo di garantire che gli agglomerati con più di 2.000 abitanti dispongano di adeguati sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane, come previsto dalla direttiva 91/271/CEE del Consiglio sulle acque reflue urbane.

La Commissione ritiene che 237 agglomerati in 13 regioni (Abruzzo, Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia e Toscana) violino diverse disposizioni della direttiva. Bruxelles invita l’Italia a trasmettere informazioni aggiornate sui progressi compiuti in tutti gli agglomerati per i quali tale paese ha riconosciuto di essere in difetto.

La Commissione Ue esorta inoltre l’Italia a fornire ulteriori chiarimenti su tutti gli agglomerati che le autorità italiane hanno dichiarato conformi ma per i quali le informazioni raccolte dalla Commissione indicano il contrario. Questa situazione presenta rischi significativi per l’ambiente e per la salute umana in un numero elevato di agglomerati. Bruxelles ha avviato una procedura di infrazione dell’UE mediante l’invio di una lettera di costituzione in mora all’Italia nel luglio 2018. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell’UE.