“La condanna a Berlusconi? Un plotone d’esecuzione”

0
62

Colpo di scena sul processo Mediaset. La condanna inflitta nel 2013 a Silvio Berlusconi per frode fiscale (che fu all’origine della decadenza da senatore per il Cav) fu “una grave ingiustizia”, perpetrata da un autentico “plotone di esecuzione” e comminata perché “Berlusconi deve essere condannato a priori”. Parole pronunciate da Amedeo Franco, magistrato che di quel processo fu relatore in Cassazione.

Le dichiarazioni risalgono ad un incontro tra lo stesso Berlusconi e Franco, che avvenne dopo la sentenza. I due non erano soli, e qualcuno dei presenti registrò la conversazione: “Berlusconi deve essere condannato a priori perché è un mascalzone! Questa è la realtà… a mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subito una grave ingiustizia… l’impressione che tutta questa vicenda sia stata guidata dall’alto… In effetti hanno fatto una porcheria perché che senso ha mandarla alla sezione feriale? … Voglio per sgravarmi la coscienza, perché mi porto questo peso del… ci continuo a pensare. Non mi libero… Io gli stavo dicendo che la sentenza faceva schifo…​”. Non solo: “I pregiudizi per forza che ci stavano… si potesse fare…si potesse scegliere… si potesse… si poteva cercare di evitare che andasse a finire in mano a questo plotone di esecuzione, come è capitato, perché di peggio non poteva capitare…Questo mi ha deluso profondamente, questo… perché ho trascorso tutta la mia vita in questo ambiente e mi ha fatto… schifo, le dico la verità, perché non… non… non è questo, perché io … allora facevo il concorso universitario, vincevo il concorso e continuavo a fare il professore. Non mi mettevo a fare il magistrato se questo è il modo di fare, per… colpire le persone, gli avversari politici. Non è così. Io ho opinioni diverse della… della giustizia giuridica. Quindi… va a quel paese…”.

Le registrazioni, in possesso degli avvocati del Cavaliere, sono rimaste fino ad oggi nel cassetto per rispetto del magistrato, ancora in attività. Franco, però, è venuto a mancare lo scorso anno. E allora i legali dell’ex premier hanno deciso di utilizzare quei nastri, allegandoli come prove al ricorso presentato alla Cedu contro la condanna. Da qui lo scoop del Riformista di Piero Sansonetti, che le ha ottenute e messe in pagina nel numero in edicola. Ma la storia, c’è da starne sicuri, non finisce qui.