La Culmv ha già perso il 40% delle chiamate, il Console: “Noi restiamo al lavoro”

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GENOVA – Non si sono tirati indietro, hanno continuato a lavorare nonostante i rischi: sono gli ‘eroi’ al tempo del Coronavirus. Ci sono i sanitari, i farmacisti, gli addetti alla filiera alimentare. Assieme a loro tante altre categorie ritenute indispensabili per la sopravvivenza del Paese: come i trasportatori o il personale dei terminal portuali. Sempre sul pezzo, ogni giorno, tra incertezza e paura.

A Genova i camalli della Compagnia Unica sono una sorta di mito: uomini rudi, temprati a ogni clima, forti, espressione della lunga tradizione commerciale della città. Anche loro non si sono sottratti al dovere, hanno continuato a scaricare migliaia di container dalle navi, sulle banchine e hanno presidiato anche i servizi destinati allo sbarco di merci e passeggeri dalle navi da crociera. L’ultima in ordine di tempo (e chissà per quanto non se ne vedranno più) è Costa Pacifica: operazioni rallentate, massimo rispetto delle procedure di sicurezza. Tutto è andato bene.

Ma ora, nel pieno di una crisi economica senza precedenti, con il Paese rallentato fino al minimo, il rischio tangibile è quello di non avere più lavoro da svolgere. “Siamo già calati del 40% nei nostri avviamenti – spiega il Console della Compagnia Antonio Benvenuti – ma con gli ultimi provvedimenti chissà che cosa succederà. Noi saremo sempre pronti a imbarcare e sbarcare tutto quello che arriva ma certamente il quantitativo di merci in transito sarà molto ridotto”.

Un problema nel problema per i ragazzi della Culmv, fondamentali per gestire i picchi di lavoro del sistema portuale, con il loro approccio ‘flessibile’: adesso che i livelli di lavoro sono fortemente rallentati, sia per le procedure di sicurezza che per il reale flusso di merci, il rischio è che quasi più nessun terminal chiami ancora la Compagnia a lavorare. L’emergenza sanitaria è certamente al primo posto ma l’aspetto economico e sociale segue a rimorchio.

Tra l’altro la Compagnia era impegnata in una complessa opera di ristrutturazione dei suoi conti e la imprevedibile crisi di queste settimane rischia di rovinare il buon lavoro fatto finora e obbligheranno il Governo a forzuti interventi di sostegno anche per questo comparto industriale.

“L’export mi sembra momentaneamente compromesso – dice ancora Benvenuti – ma l’import continuerà ad arrivare, quindi noi ci siamo. Ho sentito proposte di far uscire solo i container che contengono prodotti essenziali, ma non credo sia facile: sarebbe come cercare un ago in un pagliaio, senza considerare che molti contenitori sono stivati con la tecnica del groupage, cioè riempiti da aziende diverse con prodotti di vario genere”.

Per i camalli del porto, così come per tante altre attività produttive, resta la speranza di un aiuto pubblico: “Se l’Europa sospende il patto di stabilità ci sarà la possibilità di effettuare investimenti – conclude Benvenuti – può essere questa la chiave per cercare di superare un momento molto difficile per tutti”.