La demagogia e l’incoscienza

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Alla Camera oggi si vota in via definitiva la riforma costituzionale che prevede il taglio lineare del numero dei parlamentari.

Essa viene giustificata per il risparmio che comporterebbe ai costi della politica, dicono di 100 milioni l’anno, su un totale di oltre 1,5 miliardi di euro/anno. Va chiarito, infatti, che il 60% delle spese del Parlamento sono costi fissi, ovvero voci rispetto alle quali il numero dei parlamentari è indifferente.

Il taglio dei parlamentari riduce, di certo, la rappresentanza del corpo elettorale del 30%, mentre i costi sarebbero diminuiti – forse – del 10%. Inoltre, il taglio lineare e preventivo non ha alcuna valenza politica quale si potrebbe ottenere consentendo una “rappresentanza del dissenso” manifestato con scheda bianca, attraverso la corrispondente decurtazione proporzionale dei seggi. Tale modifica avrebbe il pregio di circostanziare e dare significato al dissenso che non si riconosce nell’offerta politica (oltre a poter conseguire il -secondario – obiettivo del risparmio di spesa).

I Costituenti, oggi che la demagogia sta prevalendo sulla politica, sono stati ancora una volta offesi. Si tratta, infatti, di una riforma azzardata in cui non si è pensato di tutelare prima il cuore della democrazia, che è costituito dalla rappresentanza e dal sistema dinamico (e delicato) di pesi e contrappesi senza i quali la riforma produrrà dei mostri incostituzionali. Gli stessi capigruppo della maggioranza hanno ineffabilmente ammesso che il taglio lineare dei parlamentari, senza correttivi, produrrà effetti disastrosi, e necessita di altre riforme costituzionali (ad es. la riduzione del numero dei delegati regionali (attualmente 58) che concorrono ad eleggere il PdR, che altrimenti rimarrebbe un numero sproporzionato; una nuova legge elettorale, onde evitare che alcuni territori rimangano totalmente privi di rappresentanti; la riscrittura integrale dei regolamenti parlamentari).

Per fortuna gli italiani hanno spesso dimostrato di essere loro stessi gli anticorpi rispetto ad iniziative azzardate ed avventurose, assicurando la difesa della ragionevolezza e della Costituzione.

Ci hanno provato in tanti a mortificare, anche formalmente, la legge suprema dello Stato, ed hanno per fortuna sempre fallito.

È davvero singolare questa vicenda vista da dentro il Palazzo, poiché è chiaro che nessuno dei parlamentari, che pure voteranno a favore della riforma, crede davvero a questo slogan demagogico, neanche quelli del MoVimento 5 Stelle, che non si erano nemmeno impegnati in tal senso, poiché nel programma del MoVimento si menziona l’obiettivo della riduzione delle spese della politica nel suo insieme e non, al contrario, il taglio della rappresentanza politica.

La fretta di mettere una bandierina su questo bel risultato, molto simile a quello che ottenne il fascismo quando abolì la Camera dei Deputati e creò la Camera dei fasci e delle corporazioni, i cui membri (detti “Consiglieri”), erano nominati da Mussolini, non consente neppure di adottare gli accorgimenti ritenuti necessari dai gruppi parlamentari che sostengono la riforma, sia nei regolamenti parlamentari, sia nella rimodulazione delle circoscrizioni elettorali, sia nella proporzionale riduzione del numero dei delegati regionali che concorrono all’elezione del Capo dello Stato.

In tal modo, non solo si creeranno dei mostri, come pacificamente ammesso, se non saranno tempestivamente apportati almeno quei correttivi, ma inoltre non vi sarà alcuna possibilità di avere un Parlamento efficiente.

E cosa accadrebbe se, dopo aver approvato la riforma, questa legislatura dovesse chiudersi anticipatamente, senza aver prima apportato quelle necessarie ed opportune modifiche?

Questa volta sarà piuttosto difficile che i cittadini e le realtà associative, senza il supporto organizzativo e strutturato di una formazione politica, possano sventare questo attacco e far saltare i piani di coloro che stanno affievolendo di fatto la rappresentanza parlamentare e la democrazia.