LA “DEPRESCRIZIONE”, QUANDO SENZA PILLOLE SI VIVE MEGLIO

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di Mario GIORDANO

E se la nascita, la cosa più naturale al mondo, diventa trionfo della medicalizzazione, l’apoteosi della spesa sanitaria, il culmino con fiocco verde di una gravidanza tempestata da esami inutili, che cosa poi ne sarà del resto della vita?

La medicalizzazione di massa è una catastrofe scrive per esempio sul BRITISH MEDICAL TOURNAL Tames Le Fanu, un medico di famiglia inglese che è andato in pensione e si è messo a studiare questi fenomeni: negli ultimi vent’anni accusa, si è assistito ad un aumento vertiginoso della prescrizione dei farmaci di ogni genere. Quattro volte di più nel campo del diabete, sette volte di più nel campo dell’ipertensione arteriosa, fino al record di venti volte di più nel caso della lotta al colesterolo. Ma i benefici di questo dilagare di pillole, conclude il medico, li hanno avuti le case farmaceutiche più che la popolazione che al contrario è rimasta vittima di una vera e propria malattia, l’EPIDEMIA PRESCRITTIVA un fenomeno perverso contro cui, per fortuna, qualcuno inizia a ribellarsi. E ci si fa delle domande… Le medicine si posso ridurre? Come? Quanto? Perchè utilizzare una costosa ed invasiva TAC quando a volte basterebbe una radiografia? Sono davvero necessarie tutte le risonanze che vengono prescritte?Cosa succede se diminuiamo il numero degli interventi? Il cardiologo Marco Bobbio cita uno studio americano: in una struttura per lungodegenti è stato adottato un protocollo che ha consentito di sospendere il 58% dei farmaci portandoli da una media del 7,7% a testa ad una media del 4,4% procapite. Solo nel 2% dei casi è stato necessario ricominciare la somministrazione. Dopo 19 mesi l’88%  dei ricoverati ha detto di sentirsi meglio. In effetti seppur poco qualcosa sta cambiando. Nel 2011 in Italia è nato il movimento SLOW MEDICINE, formato da medici che, come obiettivo, hanno quello di arginare gli effetti di una corsa all’iperprescrizione. L’Istituto Mario Negri ha messo su internet un apposito programma (Intercheck) per aiutare i medici a valutare gli effetti indesiderati dei farmaci, in modo da prescriverli solo quando i benefici sono superiori ai potenziali danni. Ci sono ospedali come il MAURIZIANO di Torino che varano progetti come il TAGLIANDO FARMACOLOGICO (ottobre 2019) proprio per eliminare molte medicine inutili. Persino negli Stati Uniti, dove abusano di pillole ed integratori, si sta cominciando ad imporre il principio del LESS IS MORE, meno è meglio. Inizia l’era della deprescrizione titola PANORAMA nel giugno del 2019. Mi reco nello studio del prf. GARATTINI che è stato il primo a denunciare il business IL CONSUMO SPINGE A SPENDERE MILIARDI PER I FARMACI ha detto al quotidiano l’Avvenire. L’opinione pubblica fa passare un messaggio falso… PIÙ NE PRENDI E PIÙ STAI BENE. Gli chiedo: non è così professore? No mi risponde. Molti anziani sono inchiodati alla giornata da pasticca angosciando i familiari con una perdita di tempo e denaro perchè alcuni farmaci sono inutili ed altri nocivi quali gli antidepressivi che danno sedazione aumentando il rischio di fratture e cadute. A volte si pensa che ci sia una pillola per tutto, ma non è così anche se è bello crederlo. Gli chiedo ancora: Lei professore ha 90 anni, quanti farmaci ha assunto sinora? lui mi risponde Nessun farmaco… Sta scherzando, la sua risposta: su queste cose non si scherza.

tratto dal libro di Mario GIORDANO

SCIACALLI – VIRUS, SALUTE E SOLDI