La giustizia è ferma

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La scuola è l’emergenza principale, ma non dimentichiamo i diritti negati: la giustizia è ferma. In questi giorni, ovviamente politica e media si concentrano sulla giustizia penale, su Palamara, sulle intercettazioni e sulla riforma del CSM.

Nel frattempo però, la giustizia civile è ferma. Zero programmazione, misure di sicurezza che di fatto paralizzano l’attività, incertezza sulla ripresa del lavoro fino all’ultimo e poi una riapertura il 1° luglio che è una finzione, come ben spiegato in questo articolo su Il Dubbio. Lo smart working è diventato slow (o no) working, i rinvii di udienza solo più lunghi di quello che dovrebbe durare l’intero processo, l’assenza di direttive nazionali paralizza le decisioni. E tutti sanno che anche negli anni “normali”, dal 15 luglio fino a settembre di udienze non se ne tengono più.

La nostra giustizia era già in condizioni disastrose, e ora siamo al blocco totale. Ma Bonafede – concentrato sulle norme postume sui boss già usciti, e sulle finte riforme del CSM – se ne disinteressa. Perché è facile spendere soldi prevedendo un po’ di assunzioni, come avvenuto col decreto rilancio. Ma è anche del tutto inutile se non ti siedi a gestire il funzionamento della macchina.

Carlo Calenda dice spesso in questo periodo che un paese che non riesce a pagare la cassa integrazione in tempo è un paese fallito. Un Paese che non riesce nemmeno a “ricevere” i clienti del sistema giustizia per sentire le loro ragioni lo è altrettanto. Anche perché non è solo l’economia a soffrirne. Pensiamo alle cause in materia di famiglia, a chi è stato ingiustamente licenziato, a chi chiede di essere risarcito per un danno alla persona, alle decisioni sui diritti civili.

Per questo dovremo iniziare a mobilitarci in tutta Italia, per capire lo stato della giustizia nei singoli territori e denunciare una situazione che è indegna di un paese civile.