“Il reddito di cittadinanza ha fallito. Sì a nuove politiche attive sul lavoro”

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La ministra Teresa Bellanova, capodelegazione di Italia Viva, esce che ormai è notte dal lungo vertice a palazzo Chigi e accetta di rispondere a qualche domanda.

Com’è andato il primo incontro?
«Abbiamo definito un metodo di lavoro per priorità. Già nei prossimi giorni si terranno gruppi di lavoro per definire il piano delle riforme, le misure, gli obiettivi. E abbiamo affrontato l’emergenza coronavirus».

Voi di Italia Viva avete chiesto la cancellazione o perlomeno la modifica del reddito di cittadinanza?
«È sotto gli occhi di tutti ed è certificato dai dati: quello strumento non riesce a dare le risposte necessarie e nel frattempo blocca ingenti risorse. Non garantisce l’incrocio domanda-offerta di lavoro. Non dà risposte alla disoccupazione di lunga durata. Non mette in campo strategie di inclusione sociale né tiene in conto la povertà educativa. Il fallimento è nelle cose. Ed è evidente come l’impianto del Rei fosse più adeguato. Vorremmo si discutesse di questo. Soprattutto di come rilanciare massicciamente le politiche attive».

Tra le vostre priorità per la fase due c’è la riforma del fisco. Il governo lavora sulla rimodulazione delle aliquote basse e medio-basse. Basta?
«Abbiamo come obiettivo tre aliquote, massimo quattro, per abbattere lo scalone imposto oggi sui redditi medi. Soprattutto la rivisitazione integrale del sistema attuale, troppo affollato e complicato. Bisogna semplificare, salvaguardare i redditi, redistribuire. È necessario un grande patto con il Paese reale e con i cittadini; per questo non sono sufficienti riscritture di quote parti».

Leu ha posto il problema della riforma del Jobs act e della reintroduzione dell’articolo 18. Cosa farete se vanno avanti con questa richiesta?
«Grazie al Jobs Act la Corte nei giorni scorsi ha riconosciuto le ragioni dei “rider” affermando che sono lavoratori subordinati a tutti gli effetti, non è poco. Quella riforma ha garantito delle tutele e, stando all’Istat, una base occupazionale. Quando parliamo di riformismo è esattamente questo. Mi pongo il problema di come tutelare i nuovi lavori e dare risposte ai lavoratori del futuro. Vedo che siamo in pochi. E mi piacerebbe avere posizioni chiare da chi quella riforma l’ha votata in Parlamento».

Pensa che potrà essere utile un rimpasto di governo?
«Non è all’ordine del giorno».

Lei oggi ha incontrato il segretario Usa all’Agricoltura. Ci sono schiarite sulla guerra dei dazi?
«Ci stiamo lavorando in Europa e in Italia. Perdue l’avevo già incontrato lunedì a Bruxelles. Mi ha fatto piacere sentirgli dire di non essere per nulla soddisfatto che l’agricoltura sia stata coinvolta nella vicenda Airbus. Sa bene che il nostro Paese è estraneo a questa vicenda. Terreno interessante su cui conto di poter proseguire il confronto con lui e con l’Amministrazione Usa».

Con M5s in piena turbolenza riuscirete a scrivere una vera agenda di governo o si tratterà solo di tirare a campare come dice la destra?
«La maggioranza regge se lavora nell’interesse del Paese. L’agenda di governo deve avere questo obiettivo esclusivo. Quanto alle elezioni regionali appena trascorse, va bene gioire per l’Emilia Romagna, dove ha vinto il buon governo di Bonaccini, e io e Italia Viva siamo stati impegnati in prima persona. Vorrei che non si tacesse sul risultato in Calabria, sul quale temo non si stia riflettendo a sufficienza»